Seguito degli arresti del 12 maggio

Berna, 08.06.2006 - Presunto sostegno o partecipazione a un’organizzazione criminale, finanziamento del terrorismo, furto e ricettazione L’intervento del 12 maggio 2006, che ha portato all’arresto di più persone provenienti dall’Africa settentrionale, è il risultato di una lunga e stretta collaborazione con le autorità giudiziarie e di polizia di vari Paesi europei e di una vasta inchiesta svizzera. Altri fermi ed arresti sono in seguito stati eseguiti in Svizzera e all’estero.

All’inizio del 2005, informazioni raccolte dalla Polizia giudiziaria federale (PGF) hanno permesso di accertare che una banda di una dozzina di persone commetteva furti principalmente nella regione di Zurigo, ma anche nel resto della Svizzera.

Le indagini hanno permesso di constatare che la banda era molto ben organizzata e che commetteva i furti principalmente per procurare i mezzi di sussistenza ai suoi membri, ma anche per trasferire una parte del bottino a un’organizzazione terrorista. Le persone arrestate in Svizzera avevano contatti con altre cellule analoghe in Francia e in Spagna, anch’esse ormai smantellate.

È stato inoltre accertato che uno dei membri della cellula svizzera era stato in contatto con il cittadino del Marocco conosciuto con il nome di «Mohamed Achraf» estradato in Spagna all’inizio del 2005.

L’inchiesta ha dimostrato che la cellula contava seriamente di perpetrare un attentato contro un aereo della compagnia aerea israeliana El Al nel nostro Paese. Contrariamente a quanto alcuni media hanno affermato un po’ affrettatamente, il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) rileva che la PGF non ha sequestrato alcuna arma del tipo RPG 7 o SAM 7, né tanto meno degli esplosivi.

Per porre fine alle speculazioni su un eventuale ruolo giocato dal signor Claude Covassi, che ha rilasciato numerose dichiarazioni ai media, è doveroso precisare che egli non ha mai giocato alcun ruolo, né fornito informazioni al MPC o alla PGF nell’ambito di questo procedimento.

È stato possibile condurre l’inchiesta complessa solo grazie a una collaborazione molto stretta con le autorità giudiziarie e di polizia di vari Paesi europei, tra cui la Francia e la Spagna. Era imperativo evitare che atti d’inchiesta o fermi eseguiti in un Paese mettessero a rischio le operazioni condotte negli altri Paesi.

Teniamo a porre l’accento sul ruolo importante giocato da EUROPOL e EUROJUST che hanno collaborato allo scambio d’informazioni e alla coordinazione dei vari attori nazionali. Inoltre, la collaborazione con le autorità giudiziarie e di polizia dei Cantoni interessati è stata altrettanto preziosa.

Gli interventi svolti nei Cantoni di Basilea-Città e Zurigo del 12 maggio 2006 hanno segnato l’inizio di una serie di fermi coordinati. Nel frattempo, varie altre persone, tutte provenienti dall’Africa settentrionale, sono state arrestate in tre Cantoni. Sette persone si trovano ora in detenzione preventiva per pericolo di fuga e rischio di collusione.

L’inchiesta prosegue a livello svizzero ed internazionale. Eventuali altre informazioni saranno fornite a tempo debito. Va da sé che il MPC e la PGF non possono fornire alcuna informazione sul contenuto delle inchieste condotte negli altri Paesi interessati. Tenuto conto delle inchieste in corso, per il momento non può essere divulgata nessuna informazione supplementare sui fermi o sugli arresti eseguiti in Svizzera.


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Jeannette Balmer, portavoce ad interim MPC, tel. +41 31 324 32 40


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