10 anni di libera circolazione delle persone hanno stabilizzato i salari

Berna, 25.05.2012 - L’Accordo sulla libera circolazione delle persone (ALC) tra la Svizzera e l’Unione europea è in vigore da dieci anni. Le imprese hanno tratto enormi benefici dalla possibilità di reclutare forza lavoro dai Paesi UE/AELS. Negli ultimi anni l’apertura del mercato del lavoro ha contribuito notevolmente alla crescita economica e occupazionale in Svizzera. Le ripercussioni negative sui lavoratori locali, invece, sono state limitate. È possibile che l’apertura abbia lievemente frenato l’evoluzione salariale, tuttavia i salari bassi non hanno subito riduzioni significative.

Nel 2011 sono immigrati in Svizzera 78 500 stranieri (saldo migratorio netto). Di questi due terzi, ovvero 53 200, erano cittadini dell’UE 27 o dei Paesi AELS. L’introduzione della libera circolazione delle persone ha sicuramente incentivato i flussi migratori dalla zona UE/AELS, che tuttavia sono anche strettamente legati alla domanda di manodopera delle aziende. L’anno in cui il saldo migratorio ha fatto registrare il valore più basso è stato il 2008 (90 200 unità) dopo diversi anni di forte crescita dell’economia svizzera. Con la recessione del 2009 l’immigrazione netta ha subito un calo significativo. Tuttavia, la rapida ripresa economica del 2010 ha invertito questa tendenza negativa facendo sì che nel 2011 il saldo migratorio fosse di nuovo in attivo. Mentre i flussi migratori dall'UE variano fortemente in base all’andamento dell’economia, con l’introduzione della libera circolazione delle persone l’immigrazione dai Paesi terzi si è mantenuta stabile a livelli piuttosto alti.

Nei dieci anni precedenti all’entrata in vigore degli accordi bilaterali l’immigrazione dai Paesi terzi e il normale incremento demografico annuale contribuivano ciascuno per circa 0,3 punti percentuali alla crescita della popolazione residente permanente in Svizzera. Negli ultimi dieci anni il contributo del normale incremento demografico si è ridotto a 0,14 punti percentuali, mentre il contributo dell’immigrazione è più che raddoppiato passando a 0,8 punti percentuali. Di questi, circa 0,5 punti erano riconducibili all’immigrazione dagli Stati UE/AELS.

L’ALC ha esteso notevolmente il potenziale di manodopera a disposizione delle imprese svizzere. Negli ultimi anni il tasso d’occupazione dei dimoranti stranieri permanenti e temporanei nonché dei frontalieri è aumentato in maniera più che proporzionale; tuttavia anche gli stessi svizzeri e gli stranieri domiciliati hanno visto crescere la propria attività lavorativa. Tra il 2003 e il 2011 il tasso d’occupazione è cresciuto sia fra i cittadini degli Stati UE 27/AELS (+4,4%) sia fra gli svizzeri (+2,1%). In compenso, non si registrano progressi per quanto riguarda l’integrazione nel mercato del lavoro dei cittadini provenienti dai Paesi terzi (-0,8%).

Rispetto agli anni 90, nell’ultimo periodo il tasso di disoccupazione degli stranieri si è ridotto, avvicinandosi a quello piuttosto basso della popolazione attiva locale. Da ciò emerge che il tasso di disoccupazione dei cittadini EU 27/AELS è più basso di quello delle persone provenienti dai Paesi terzi, che lamentano maggiori difficoltà a integrarsi nel mercato del lavoro a causa di livelli di qualificazione inferiori alla media.

I lavoratori immigrati dall’UE compensano efficacemente il potenziale di manodopera locale. I flussi migratori sono stati particolarmente intensi nei settori professionali caratterizzati da una domanda di manodopera in forte crescita e da tassi di disoccupazione inferiori alla media. L’83 per cento dei lavoratori stranieri arrivati dopo l’entrata in vigore dell’ALC possedeva almeno un titolo di livello secondario II e il 51 per cento addirittura un titolo di livello terziario. Il livello di qualificazione medio degli immigrati è quindi superiore a quello della popolazione attiva locale.

Complessivamente, gli indicatori a disposizione evidenziano un’altissima capacità ricettiva del mercato del lavoro svizzero. Un ulteriore studio specifico, la cui pubblicazione è prevista per la primavera 2013, appurerà l’eventuale esclusione di determinati gruppi sociali dal mercato del lavoro a causa degli immigrati.

Negli anni successivi all’entrata in vigore dell’ALC la struttura salariale in Svizzera è rimasta sorprendentemente stabile. L’andamento della ripartizione salariale tra il 2002 e il 2010 mostra che in tale periodo non vi è stata una pressione particolarmente forte sui salari bassi. Ciò si deve, tra l’altro, ai contratti collettivi di lavoro e alle misure collaterali.

In alcuni settori vi sono segnali secondo cui negli anni successivi all’entrata in vigore dell’ALC i salari d’ingresso avrebbero subito una certa pressione. Quest’ipotesi verrà approfondita in uno studio la cui pubblicazione è prevista per la fine di agosto 2012.

L’immigrazione rallenta l’invecchiamento della popolazione e sgrava le assicurazioni sociali del primo pilastro (AVS/AI/IPG/PC) finanziate secondo il principio della ridistribuzione. I lavoratori provenienti dai Paesi UE/AELS versano oggi molti più contributi alle assicurazioni sociali di quanti ne percepiscano. Il timore iniziale che la libera circolazione delle persone avrebbe fatto lievitare il numero di stranieri beneficiari di prestazioni AI si è rivelato infondato.


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