Riforma della previdenza per la vecchiaia in Europa: quali modelli per la Svizzera?

Berna, 08.09.2008 - L’invecchiamento demografico costituisce una delle sfide più importanti cui devono far fronte i sistemi di previdenza per la vecchiaia. Dagli anni Novanta diversi Paesi dell’OCSE hanno riformato in profondità il loro sistema pensionistico introducendo misure inedite e volte al futuro. Le esperienze maturate all’estero possono servire da riferimento alla Svizzera in caso di future riforme? Questa domanda è stata oggetto di uno studio - commissionato dall’UFAS - del professor Giuliano Bonoli e del suo gruppo dell’Istituto di alti studi in amministrazione pubblica (IDHEAP) di Losanna. Gli autori hanno paragonato le tendenze in materia di riforma dei sistemi pensionistici in cinque Paesi dell’OCSE e si sono interessati agli obiettivi e ai fattori di successo di queste riforme. Oltre a dare il proprio contributo alla discussione in materia, lo studio permette di affrontare il futuro della previdenza per la vecchiaia in modo meno contabile e più aperto.

Un sistema pubblico di previdenza per la vecchiaia basato sulla ripartizione si sviluppa in un contesto storico, culturale e politico particolare e si iscrive in una dinamica socioeconomica unica. Il risultato non può quindi essere trasposto tale e quale da un Paese all’altro. Ciò non toglie che lo studio dei sistemi applicati all’estero riveste un grande interesse per l’esame dei processi di riforma in corso. I cinque Paesi analizzati – Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi e Svezia – sono stati scelti perché sono riusciti ad adeguare i loro sistemi pensionistici nonostante l’atmosfera politica fosse tesa.

Le riforme attuate all’estero non sono sinonimo di smantellamento

Gli autori mostrano che un processo di riforma pensionistica può perseguire più obiettivi. Ne hanno individuati quattro: il primo consiste nell'adottare misure volte a far fronte all’invecchiamento demografico. Può essere raggiunto non solo riducendo le prestazioni, ma anche grazie a un finanziamento supplementare. Il secondo è di mantenere l’equità tra le generazioni, vale a dire ripartire le conseguenze finanziarie dell'invecchiamento demografico tra contribuenti e beneficiari del sistema pensionistico, senza "sacrificare" un gruppo rispetto all'altro. Il terzo obiettivo consiste nel prendere in considerazione i lavori usuranti o la durata della vita attiva. Infine, il quarto obiettivo è di adeguare i sistemi pensionistici tenendo conto dei cambiamenti sociali e del mercato del lavoro. I responsabili delle riforme hanno cercato di non penalizzare, in termini di diritto al pensionamento, le persone che lavorano a tempo parziale o interrompono l'attività lucrativa per dedicarsi all'educazione dei figli o seguire una formazione continua.

Fattori che hanno contribuito al successo delle riforme all’estero

Sulla base delle esperienze internazionali sono stati individuati tre fattori di successo: primo, l’esistenza di un ampio consenso sugli elementi chiave della riforma; secondo, l’introduzione di meccanismi autoadattanti - poiché talune misure controverse dipendono da sviluppi economici o demografici ancora incerti al momento dei dibattiti, approntare questo tipo di meccanismi non dà ragione né agli ottimisti né ai pessimisti - e, terzo, il fatto che le riforme fondamentali siano state accettate più facilmente di quelle minori.

Possibilità di riforma per la Svizzera?

Si auspica che il presente studio fornisca un contributo notevole alla discussione sul futuro della previdenza per la vecchiaia nel nostro Paese. I modelli studiati non si limitano a correggere al rialzo o al ribasso le attuali prestazioni; essi ampliano il campo della riforma riorganizzando i flussi di solidarietà, riconoscendo la diversità di situazioni e bisogni e integrando persino fattori d'incertezza (evoluzione economica, tasso d'attività ecc.) nel meccanismo stesso. Lo studio ci permette quindi di affrontare il futuro della previdenza per la vecchiaia in modo meno contabile ma più aperto, affinché essa rimanga sia a breve che a lungo termine l'espressione stessa della solidarietà nazionale.


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