Conferenza ONU sul clima (COP 18)

Berna, 06.12.2012 - Discorso della Consigliera federale Doris Leuthard in occasione della Conferenza ONU sul clima a Doha 6 dicembre 2012

Eccellenze,

qui a Doha, ci troviamo di fronte a un bivio: se non giungeremo a un accordo equilibrato, il mondo si troverà ad affrontare un futuro incerto e difficile.

È quanto emerge dal rapporto della Banca mondiale sul riscaldamento climatico, secondo il quale, entro la fine del secolo, la temperatura globale aumenterà di 4 gradi.

Lo conferma anche lo World Energy Outlook 2012 pubblicato dall'Agenzia internazionale dell'energia, il cui scenario relativo alle nuove politiche annuncia un innalzamento medio della temperatura globale di 3,6 gradi.

Le possibili conseguenze di questi cambiamenti sono già visibili nei Paesi alpini, in cui si moltiplicano le frane dovute alle intemperie, e nelle regioni costiere, dove sono sempre più frequenti le tempeste.

Il mondo deve agire, non può restare a guardare. I Paesi industrializzati e le economie emergenti e in via di sviluppo devono giungere a un accordo internazionale sul clima. La politica climatica deve andare di pari passo con la politica energetica ed economica. Il vertice di Doha non può assolutamente significare una battuta d'arresto.

A Doha si getteranno le basi per il regime climatico 2013-2020.

Il Piano d'azione di Bali ha permesso di instaurare un regime internazionale più rigido, i cui elementi principali sono:

  • un sistema basato su impegni e verifiche che copre oltre l'85 per cento delle emissioni mondiali e che prevede, per la prima volta, l'impegno congiunto di tutti i Paesi sviluppati e di numerosi Paesi in via di sviluppo per la mitigazione dei cambiamenti climatici;
  • il Fondo verde per il clima e l'obiettivo di destinare 100 miliardi di dollari l'anno, entro il 2020, per finanziare programmi di mitigazione dei cambiamenti climatici e di adattamento nei Paesi in via di sviluppo;
  • il Comitato per l'adattamento, il Meccanismo di trasferimento tecnologico e il programma di lavoro sulle perdite e i danni attribuibili ai cambiamenti climatici, che perseguono lo stesso obiettivo.

Una volta conclusi i negoziati di Doha, passeremo ad attuare il Piano d'azione di Bali.

La Svizzera è pronta a impegnarsi per un un secondo periodo di adempimento nell'ambito del Protocollo di Kyoto.

Doha costituisce anche il primo passo verso l'elaborazione del regime climatico per il periodo successivo al 2020.

Le previsioni concernenti le emissioni sono chiare:
la responsabilità del riscaldamento globale non è più esclusivamente dei Paesi sviluppati. Il problema dei cambiamenti climatici potrà essere risolto solo con la partecipazione di tutte le principali economie mondiali.

A Durban, abbiamo raggiunto un accordo sul regime climatico successivo al 2020, che sarà giuridicamente vincolante per tutte le Parti contraenti.

Questo regime deve essere equo, ovvero deve tenere conto delle responsabilità e delle capacità di ognuna delle Parti. Deve essere dinamico, in modo da poter reagire alle sfide future. Deve focalizzarsi sulle possibilità di azione e non sugli impedimenti e sulle scuse per giustificare l'inazione. Deve garantire l'integrità ambientale, contenendo l'aumento della temperatura al di sotto dei 2 gradi. Infine, deve prevedere il sostegno per le Parti che ne hanno bisogno.

Qui a Doha, abbiamo la possibilità di fare sapere al mondo che stiamo facendo progressi per quanto concerne il regime climatico successivo al 2020 e che ci aspetta un futuro a basse emissioni di CO2.

Anche la scienza invia un chiaro messaggio:
gli ambiziosi obiettivi fissati a livello internazionale non sono sufficienti per contenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi Celsius.

Urgono un maggiore impegno delle Parti e una potenziata cooperazione internazionale. Solo unendo le forze potremo farcela. La Svizzera si è impegnata a ridurre, entro il 2020, le sue emissioni di CO2 del 20 per cento rispetto al 1990, limitando le emissioni individuali a circa cinque tonnellate. Con la nostra politica in materia di economia verde, intendiamo ridurre l'utilizzo delle risorse, il consumo energetico e, pertanto, le emissioni di CO2. Siamo pronti a perseguire obiettivi più ambiziosi, se anche altri Paesi sviluppati si impegneranno a ridurre in modo analogo le loro emissioni e se i Paesi in via di sviluppo forniranno un contributo sufficiente tenuto conto delle loro responsabilità e capacità.

La Svizzera è pronta a:

  • continuare ad applicare le rigide disposizioni del Protocollo di Kyoto nel corso di un secondo periodo di adempimento fino al 2020;
  • continuare a contribuire finanziariamente e, addirittura, aumentare proporzionalmente il proprio contributo al fondo Fast Start a seguito dell’aumento degli aiuti pubblici allo sviluppo deciso dal Parlamento svizzero nel 2012;
  • partecipare all'elaborazione e all'attuazione di un regime severo e giuridicamente vincolante per il periodo successivo al 2020;
  • collaborare con le altre Parti per potenziare urgentemente l'impegno internazionale;
  • collaborare con i Paesi in via di sviluppo e, se necessario, sostenerli nei loro sforzi per mitigare i cambiamenti climatici e adattarvisi.

Grazie a tutti.


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