Il tema principale della nostra assemblea di oggi è l’uguaglianza delle opportunità. Sentendo questo termine, il primo pensiero va a settori come la politica sociale, la scuola e l’educazione. Infatti noi ci impegniamo per le strutture di accoglienza dei bambini, le borse di studio, la formazione dopo la scolarità obbligatoria.
Ma l’esigenza di disporre di pari opportunità è sentita anche in altri campi e da altre cerchie politiche.

Prendiamo ad esempio il Parlamento: nel dibàttito sul clima, qualche giorno fa, tutti i partiti hanno rivendicàto le stesse possibilità di dimostrare il proprio impegno per la causa climatica. Perciò a nessun deputato e nessun gruppo parlamentare è stato accordato più tempo di parola degli altri. Tutti devono potersi profilare in uguale misura prima delle elezioni. Anche quelli che finora non si sono occupati di questioni climatiche devono poter avere le stesse opportunità di trarre vantaggio dai cambiamenti climatici e di profilarsi.
Un altro esempio: per arrivare all’assicurazione maternità ci sono voluti 60 anni. E adesso i padri, in nome delle pari opportunità, rivèndicano già l’assicurazione paternità.

Anche in Consiglio federale vige il principio dell’uguaglianza delle opportunità: tutti, prima o poi, possono diventare presidenti. Lo stesso principio andrebbe introdotto anche per l’assegnazione dei dipartimenti. Così, grazie alla dea bendata, ognuno potrebbe aggiudicàrsi una volta i trasporti e poi l’ambiente.

(speriamo solo che, oltre alle chance dei Consiglieri federali, vengano salvaguardate anche le opportunità dell’ambiente)

L’uguaglianza delle opportunità, un principio frutto dell’Illuminismo

Ma allora, l’uguaglianza delle opportunità è, o non è, una tipica rivendicazione socialdemocratica? O non è piuttosto un principio prettamente liberale?Dopo la Rivoluzione francese, i liberali si sono impegnati per eliminare i privilègi dell’aristocrazia, e dare a tutti gli stessi diritti dalla nascita. Le prerogatìve dell’aristocrazia erano le discriminazioni dei borghesi. Levando tali privilegi, si è permesso alla borghesia di accèdere al commercio e al governo.

L’equità nelle opportunità trova il suo fondamento nell’Illuminismo, nell’esigenza di uguagliànza. Ma dei famosi valori illuministi fanno parte anche la libertà e la solidarietà. Questi tre ideali sembrano uniti per miràcolo, come una specie di trinità làica. Guardando più da vicino, però, si nota una contraddizione:
La libertà individuale può essere realizzata quasi sempre solo a scàpito degli altri e la parità di trattamento di tutti limita la libertà del singolo. L’equità nelle opportunità è una specie di compromesso fra libertà e uguaglianza. Per dare a tutti le medesime condizioni di partenza occorre realizzare dapprima l’uguagliànza; in sèguito, tutti devono potersi realizzare nella libera concorrenza. Questo princìpio si basa sulla convinzione che la società, nel suo insieme, può progredire al meglio in una situazione di concorrenza leale e paritaria tra tutte le forze in gioco.
Dopo un inizio ad armi pari, sopraggiùnge quindi la concorrenza. Ma l’obiettivo di una società non può essere solo la concorrenza. Il mercato, in sé, non conosce obiettivi come la giustizia e la solidarietà. Perciò si pone una seconda domanda: ossia, se il PS possa accontentàrsi di rivendicare l’uguaglianza delle opportunità.

Noi ci adoperiamo in effètti perché tutti possano partire dalle stesse basi per costruirsi una vita. Perciò lottiamo contro le discriminazioni verso le persone svantaggiate. Ma noi siamo anche per la concorrenza, perché la concorrenza porta innovazione e può contribuire a migliorare un sistema. Il nostro ideale, però, non è una concorrenza senza scrupoli, che fa vincere il più forte.
Siamo noi a doverla regolare affinché tutti possano combattere ad armi pari.
Tuttavia, anche questo non basta, poiché non ci sono solo i concorrenti, ma anche terze entità. Come l’ambiente.
La concorrenza, perciò, deve essere sostenìbile: dobbiamo mirare alla sostenibilità, l’obiettivo deve essere la sostenibilità sociale ed ecologica.

Uguaglianza delle opportunità e concorrenza a scuola

Quanto ciò sia importante, emèrge dalle attuali discussioni sulla formazione. Proprio nel settore scolastico sono in atto tendenze che fanno riflettere:
Ci siamo battuti per l’introduzione dell’obbligo scolastico e della scuola pubblica per tutti, nella convinzione che con l’istruzione ognuno possa sviluppare al meglio le proprie doti e capacità, indipendentemente da ciò che era alla nascita. Si tratta di un principio liberale ribadìto spesso anche Ralph Dahrendorf.
Sappiamo da tempo che i primi anni della vita sono decisìvi per realizzare veramente l’uguaglianza delle opportunità, a prescìndere dalla famiglia e dall’origine. Per questo siamo convinti dell’importanza di una scolarizzazione precòce e della necessità di disporre di sufficienti strutture complementari alla famiglia per la cura dei bambini. Queste sono le pari opportunità.
Allo stesso tempo, però, constatiàmo come sempre più bambini frequèntino scuole private. Lì possono imparare l’inglese dei manager e non incontrano tanti figli di stranieri. Lì non ci sono troppi scolari deboli e i bambini vengono preparati come se dovessero andare a Harvard.
Ci sono genitori che cambiano quartiere pur di poter mandare il loro figlio alla scuola «giusta». Sempre più spesso viene richiesta la libera scelta della scuola, come sembra sia possibile in Norvegia e in Svezia.
Lo so, ci sono motivi onoràbili che parlano a favore delle scuole private. Ma è preoccupante vedere come il primato delle nostre scuole pubbliche si stia indebolendo.
L’obiettivo della scuola non è quello di sfornare una schiera di giovani rampànti che aspirano ad entrare nelle alte sfere della società. La scuola serve anche ad insegnare come comportarsi nella società, ad avere rispetto per i più deboli.
Perché bisogna separare immediatamente i bambini superintelligenti dagli altri, e confinarli in apposite strutture per «piccoli geni»?
Siamo sicuri che siano davvero più felici così?
In fondo, potrebbero imparare a trasmettere il loro sapere ai compagni più deboli. Si tratterebbe di un contribùto sociale. La scuola deve formare alla vita e la vita non è fatta soltanto di guadagni!

Uguaglianza delle opportunità e servizio pubblico

Anche il servizio pubblico ha a che vedere con l’equità delle opportunità. Che si tratti di uffici postali, di reti a banda larga, di trasporti pubblici o di protezione del clima: di fatto si tratta sempre di opportunità che devono essere uguali per tutti.
In Svizzera, hanno diritto all’uguaglianza delle opportunità non soltanto le persone, ma anche le regioni.
Al centro o in periferia, maggioranza o minoranza: tutti devono poter accèdere allo stesso modo alle infrastrutture di cùi hanno bisogno per svilupparsi economicamente.
Col servizio pubblico garantiamo che ogni villaggio, anche il più sperdùto, sia collegato alla rete dei trasporti pubblici, ai servizi postali e al telefono.
Gli standard del servizio pubblico stanno cambiando, la sua portàta sta diventando sempre più ampia.
Prendiamo ad esempio le telecomunicazioni: il Consiglio federale ha deciso di recente che, in futuro, il servizio universale comprenderà, oltre all’allacciamento telefònico, anche un collegamento a banda larga. È la logica conseguenza di una politica che favorisce le pari opportunità. In questo modo vengono non solo offerte nuove prestazioni, ma anche abolìti servizi obsolèti. Ciò sùscita discussioni controvèrse:

È necessario che ogni paesino abbia il suo ufficio postale? O non sarebbe meglio un negozietto, con orari d’apertura più lunghi, che offra anche servizi postali?
È necessario che ogni stazione di paese abbia un capostazione o può bastare un distributòre automatico di biglietti?
Inoltre, rientra nelle pari opportunità poter fare i pagamenti gratis allo sportello postale? Oppure per quest’operazione è lecito riscuòtere una tassa, visto che i versamenti tramite Giro e Internet costano meno?
Prendiamo l’autopostale: è indispensàbile averne uno ogni mezz’ora, anche se gli utenti sono pochi? O ne basterebbe uno all’ora?

Le condizioni quadro del nostro servizio pubblico sono cambiate: la Posta opera in regìme di concorrenza, proprio come Swisscom e FFS Cargo. Le linee autopostali possono essere messe pubblicamente a concorso. E chi se le aggiùdica? L’impresa col migliore rapporto prezzo-prestazioni.Qualùnque sia la nostra idea di servizio pubblico, non dobbiamo mai accontentàrci. Dobbiamo continuare la nostra riflessione perché, anche in futuro, tutte le regioni del Paese gòdano delle stesse opportunità per svilupparsi sul piano economico.
Il servizio pubblico è sinonimo di uguaglianza delle opportunità, un’uguaglianza che dobbiamo continuamente concretizzare. E con ciò – ne siamo convinti - il servizio pubblico deve sempre essere migliorato.

Uguaglianza delle opportunità e concorrenza globale

Al momento di introdurre la libera circolazione delle persone, ci siamo battùti a favore delle misure di accompagnamento perché volevàmo evitare che la concorrenza economica in Europa andasse a scàpito dei lavoratori del nostro Paese.Molto tempo fa avevamo chiesto prescrizioni contro l’inquinamènto atmosfèrico e sevère norme di protezione delle acque, affinché la concorrenza economica non vada a scàpito della natura. In poche parole, abbiamo cercato di realizzare le pari opportunità fra economia, società e ambiente, nel rispetto dei principi della sostenibilità.

Oggi, per mantenere il nostro tenore di vita e la nostra crèscita economica, consumiamo così tanta energia che il clima si sta riscaldando su tutto il pianeta. A farne le spese, però, sono quelli che sinòra hanno contribuìto in minima parte ai cambiamenti climatici. Si tratta del continente africano, dei Paesi in via di sviluppo e dei Paesi emergenti.
Anche loro aspirano a svilupparsi economicamente e a migliorare il loro benessere. Anche in Cina, ad esempio, le persone vogliono lasciare la bicicletta per mettersi al volante di un’auto. E anche l’India intende costruire nuove centrali a carbone per coprire il suo crescente fabbisògno energètico. La conseguenza di queste tendenze? Un’accelerazione del riscaldamento del clima.
Ma come si presentano le pari opportunità rivendicàte in quest’àmbito? E noi, cosa facciamo per sostenerle?
Nella discussione sulle centrali a gas, il commercio internazionale dei certificati è stato molto criticato. Di fatto, però, esso serve proprio a dare a tutti le stesse possibilità.
Con il denàro dei certificàti di CO2, i Paesi in via di svilùppo possono produrre energia nel rispetto del clima e raggiùngere così un certo benessere. Il commercio dei certifficati dà al Terzo Mondo la possibilità di passare direttamente dal XIX al XXI secolo. Così, l’India può istallare impianti eòlici invece che centrali a carbòne. E in Brasile si costruiscono centrali che non producono CO2, visto che ciò porta a diritti sulle emissioni.

Uguaglianza delle opportunità e politica climatica

In relazione al clima, la domanda che possiamo porci è la seguente: quali sono le chance che la politica di oggi può dare al clima di domani? E la vita di domàni, per noi, vale quanto la vita di adesso? Solo se la risposta a questa domanda è sì, stiamo agendo in modo sostenibile.
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Come avrete notato anche voi, la politica climatica e ambientale va oggi per la maggiore. Solo l’altro ieri sono stati discussi 70 interventi parlamentari. Ma non è sempre stato così. Mi ricordo il congresso del partito nel 1999. Eravamo a Basilea e io mi sono espresso contro la dittatura dei sondaggi d’opinione. Ho detto che eravamo a favore della politica climatica ed ambientale, anche se questo tema (all’epoca) si posizionava in fondo alla scala delle preoccupazioni.
Mi ricordo anche di quando la politica energetica di uno dei partiti di governo si riassumeva in uno spazzolino da denti arancione. Oggi, a ridòsso delle elezioni, questo partito si sta battendo in modo incredibile per il clima. Mi fa piacere e spero che l’impegno non si esaurisca una volta passate le elezioni.
Non dimentichiamo però una cosa fondamentale. Fare politica per il clima e l’ambiente non significa solo celebrare le conoscenze acquisìte e formulare obiettivi.
Formulare obiettivi, infatti, non è difficile. È molto più difficile concretizzarli.
Lo abbiamo potuto vedere con la lunga, lunghissima odissèa della tassa sul CO2. Quando si passa ai fatti, tutto diventa più complicato. Abbiamo bisogno di un obiettivo. Il nostro è la «società a 2000 watt». Per raggiungerlo, però, ci vogliono misure durissime. Le idee ci sono. E ricevo anche molti suggerimenti.

Qualcuno mi ha per esempio suggerìto che dovremmo farci la doccia solo con l’acqua tièpida o che dovremmo indossare maglioni più caldi. Queste persone sono davvero convinte che basti vivere in modo un po’ più ecologico per risolvere i problemi ambientali.
- Con il dovùto rispetto per queste idee, l’impegno individuale è sicuramente una buona cosa, ma non basta. Ci vogliono misure molto concrete e noi le proporremo in un piano d’azione.
Molti propòngono di arieggiare meno i locali.
- Ma ci vuole di più: per esempio lo standard Minergie-P, adottàto come norma, e il risanamento sistematico dei vecchi edifìci secondo i principi Minergie. Ecco quello che proporremo.
Una signora che distribuìsce i giornali si è lamentata sul mio blog del fatto che i negozi restano illuminati tutta la notte. E ha perfettamente ragione.
- Ora però non basta dichiarare guerra alle tradizionali lampadìne elettriche. Gli apparecchi che consumano molta energia non devono più essere messi in commercio.
- Ci vogliono regole sevère anche per la modalità «stand by»: una macchina del caffè che non è più utilizzata da 10 minuti deve potersi spegnere automaticamente. Il caso della televisione è diverso; si dovrebbe riuscire a programmarla in modo tale che, a seconda della trasmissione, non si accenda nemmeno.... !
In un mail, qualcuno mi ha comunicato con orgoglio di rinunciare alla seconda macchina.
- Ma anche questo non basta. Se vogliamo che la società a 2000 watt diventi realtà, in futuro sarà necessaria un’auto che consumi solo 3 litri al chilometro. E sarà necessaria anche una tassa generale d’incentivazione su tutte le energie non rinnovàbili. Con una simile tassa, anche gli automobilisti vorranno comprare soltanto macchine da 3 litri. E, di conseguenza, queste verranno prodotte.

Si tratta di misure molto sevère, che non sarà facile attuàre. Dobbiamo però fare in modo, che non vèngano discusse all’infinìto come la tassa sul CO2, che non vèngano trattate in modo contraddittòrio come la tassa sull’energia, prima adottàta e poi di nuovo respinta e che non vèngano affrontate in modo così poco deciso come il sistema di bonus/malus.Tutte queste misure non avranno vita facile, anzi, saranno molto dibattùte. Ma c’è una cosa che mi consòla. Quando le proporremo, so che potrò contare su qualcuno che da decènni persègue con coerenza una politica a favore dell’ambiente: Voi, care compagne e cari compagni!