Signor Sindaco,

gentili signore e signori,

cari amici,

prima di tutto, vi ringrazio per avermi permesso di essere vostro ospite. Nella maggior parte delle feste per il 1° agosto non si fanno discorsi. E, detto tra noi, a volte è meglio così. In ogni caso, i discorsi non devono trovarsi al centro dei festeggiamenti. Al centro ci deve essere il piacere di stare tutti insieme. Bambini e adulti, i Comuni delle Centovalli che organizzano la festa di oggi, gli abitanti del posto e i turisti in vacanza. Anche il Segretario comunale di Palagnedra, il signor Flavio Ebneter, sarebbe volentieri tra noi, oggi. Purtroppo, per motivi di salute, non può essere presente. Colgo l'occasione per fargli i miei migliori auguri di pronta guarigione.

Desidero ringraziarvi per avermi lasciato partecipare alla vostra festa. Non è una cosa così ovvia. Ad essere sincero, mi sono quasi «auto-invitato». Come sempre, per il 1° agosto, ho ricevuto diversi inviti, ma di proposito volevo venire a Palagnedra, e adesso vi spiego perché.

Alcuni mi hanno chiesto se non volessi andare anch'io sul Rütli.

No, non volevo andare sul Rütli. Preferisco un posto dove possono venire tutti, senza bisogno di tirare a sorte i biglietti d'entrata. Un posto dove non servono negoziati intercantonali per i festeggiamenti. Preferisco partecipare a una festa che non deve essere sponsorizzata da un'industria orologiera perché sia garantita la sicurezza. Preferisco un posto dove non servono guardie del corpo.

Non c'è dubbio che il Rütli ha una valenza simbolica per il nostro Paese. Da presidente della Confederazione, ci ho portato Vaclav Havel quand'era mio ospite. Il praticello sopra il Lago dei Quattro Cantoni, però, non è il centro esclusivo del patriottismo svizzero - anche se adesso, la maggior parte dei giornalisti e dei canali televisivi ci va in pellegrinaggio, nella speranza di fare uno scoop. Il vero significato del 1° agosto non sta in una festa nazionale centralizzata, ma nella diversità. In centinaia di Comuni oggi si festeggia, e ognuno lo fa a modo suo, secondo le proprie tradizioni. A ben guardare, però, festeggiano tutti la stessa cosa: la convivenza pacifica delle diverse culture nel nostro Paese. Questi festeggiamenti locali sono molto più vicini all'essenza della Svizzera che non le rumorose celebrazioni sul Rütli.

Altri mi hanno domandato se non volessi partecipare a una festa nel pomeriggio, così da poter comparire al telegiornale.

No, un Consigliere federale non deve regolarsi sempre e solo in funzione dei media. Qualche volta deve seguire anche il ritmo tradizionale di una comunità di paese. La vita non si svolge solo là dove sono puntate le telecamere, ma ovunque si trovano delle persone riunite per vivere il senso di appartenenza a una comunità. Il 1° agosto lo festeggiamo di sera, con lampioni e falò. Da bambino, mi piaceva moltissimo questa festa, perché potevo restare alzato più a lungo del solito. Il 1° agosto, però, non è un tè pomeridiano: festeggiarlo di pomeriggio è come festeggiare il Natale d'estate!

Altri ancora mi hanno invitato a diverse manifestazioni nella Svizzera tedesca e romanda.

Poi, a un certo punto, mi sono reso conto che nessun Consigliere federale sarebbe venuto a parlare nella Svizzera italiana. La Svizzera comprende quattro regioni linguistiche e noi vogliamo curare i rapporti con ciascuna di esse.

Altri, infine, mi hanno chiesto di parlare in più località diverse, nella stessa giornata: «Signor Consigliere federale, perché non prende l'elicottero? Tanto lo fanno anche altri Suoi colleghi!» mi è stato detto.

È vero. Ci sono elicotteri che sono veramente politici: fanno molto rumore, alzano un gran polverone e poi spariscono da dove sono venuti. Io preferisco la tranquillità. Per questo sono arrivato già nel pomeriggio, per andare a Bordei insieme a Jürg Zbinden e al Municipio; e devo dire che ho imparato molte cose. Anche se non prendo l'elicottero, sono un turista lo stesso. Non l'unico, però. Sono uno dei tanti; per la precisione, uno degli 11 milioni di visitatori che ogni anno vengono in Ticino, alcuni dei quali anche nelle Centovalli.

Ma non è sempre stato così. Mi ricordo di quando, a scuola, ci davano informazioni sul Ticino, prima di un viaggio attraverso il Gottardo. All'epoca si trattava di una vera e propria spedizione, e pure pericolosa. Da bambino, il Ticino era per me un posto selvaggio ed esotico. Per arrivare a Sud delle Alpi bisognava dapprima superare le nevi eterne del Gottardo e poi, una volta giunti dall'altra parte, bisognava scendere attraverso ripide scarpate e gole, percorrendo strette mulattiere. Una volta arrivati sani e salvi a valle, giù nella pianura infuocata, bisognava vedèrsela con serpenti e scorpioni velenosi che si nascondevano sotto ogni pietra. Bisognava portare con sé gli appositi sieri e riempire lo zaino di medicinali. Il pericolo era dappertutto. Così almeno recitavano i libri che leggevamo a scuola.

Oggi il viaggio in Ticino è diventato più breve. Durante il Festival del Film, a Locarno ci sono più zurighesi di quanti non ne conti la città di Zurigo stessa. Ma pochissimi sanno una cosa - e cioè che i film in Piazza si possono vedere solo grazie alla diga di Palagnedra. Senza Palagnedra, niente Festival. La diga di Palagnedra è la spina per il Dolby Stereo. Fornisce la corrente elettrica affinché a Locarno la notte si trasformi in giorno. Per illuminare il centro ci vuole appunto la periferia.

Il turismo è la fonte di sussistenza per alcune persone di questa valle. Come la periferia ha bisogno del centro, così anche il centro ha bisogno della periferia per sopravvivere. In qualunque posto io vada in montagna, incontro sempre persone che vengono dalla città e dagli agglomerati per riposarsi e rigenerarsi nella natura incontaminata. Per loro, le montagne sono simbolo di pace, sono il luogo dove il tempo non è così tiranno come in città e dove l'eredità culturale è conservata con più attenzione. Spesso, però, queste persone dimenticano che le regioni di montagna devono anche essere gestite e curate. Infatti, chi mai vuole andare dove è rimasto solo il bosco, dove la cultura è sparita? Nessuno.

A un paio di chilometri da qui, negli ultimi 40 anni è stato realizzato uno dei progetti più sostenibili che io conosca. Jürg Zbinden, insieme a numerosi giovani, ha ridato vita a un piccolo villaggio che stava per scomparire - e lo ha fatto con una cura davvero ammirevole. È così che escursionisti stupefatti scoprono, in quest'angolo sperduto delle Centovalli, il paesino forse più bello del Ticino. È il turismo che fa rivivere Bordei e la sua ottima osteria. Senza l'ex-turista Zbinden, giunto qui dopo aver visto alcune foto su un giornale, Bordei sarebbe oggi un villaggio fantasma, abitato solo dalle lucertole nascoste fra le rovine.

Per un turismo sostenibile, però, ci vogliono anche turisti desiderosi di imparare la storia del posto e di capire le persone che ci vivono e le loro difficoltà. Io ho imparato molto sulle Centovalli, quando mi sono preparato per venire qui.

Nei suoi due romanzi «Die Bargada» e «Dorf an der Grenze», la scrittrice Aline Valangin descrive la vita nelle Centovalli e in Valle Onsernone nella prima metà del secolo scorso. Racconta di come gli uomini dei villaggi, per decenni, contrabbandassero al di là della frontiera, attraverso sentieri intricati, prodotti come caffè, sigarette, stoffe e macchine da scrivere. Tutto per nutrire le loro famiglie. Descrive la felicità di questi uomini, quando qui a Palagnedra fu costruita la diga. Finalmente un lavoro in piena regola per i Vigezzini. Aline Valangin racconta anche come durante la guerra fossero fatti passare di nascosto attraverso la frontiera, uno a uno, rifugiati disperati e affamati. Spesso con l'aiuto del capostazione di Camedo, che abitava proprio sul confine. Una volta, 256 partigiani italiani riuscirono a mettersi in salvo in Svizzera, sfuggendo ai soldati tedeschi che continuavano a sparare anche da oltre confine.

È bene sapere queste cose, oggi, quando attraversiamo la frontiera, comodamente seduti in macchina o nella Centovallina, e non veniamo quasi più controllati.
È bene sapere che significato avesse un tempo il confine nazionale, quando ancora non c'era l'UE. E pensare che oggi, da escursionisti, non ci accorgiamo nemmeno più se ci troviamo in Italia o in Svizzera.
Infine, è bene sapere perché un tempo le persone venivano da queste parti: perché temevano per la propria vita. Chi viene qui, oggi, non lo fa più perché teme per la sua vita, ma perché ammira la bellezza dei paesaggi e desidera riposarsi in queste valli incontaminate.

(Di frontalieri ce ne sono ancora, oggi: non costruiscono più dighe, ma lavorano negli alberghi di Locarno e Ascona. Li riconosci dal fatto che ti stanno incollati addosso, dietro la macchina, che ti fanno i bilux ogni due secondi e che hanno battuto a più riprese il record di velocità tra Intragna e Camedo. Come Ministro dei trasporti responsabile della sicurezza stradale, non posso che consigliare loro una cosa: non correte troppo! Altrimenti verrà giù un'altra frana, come nel 1993. Allora la strada rimase chiusa per diversi anni e tutti i frontalieri furono costretti a prendere la Centovallina. Potete immaginare con che gioia!)

Al giorno d'oggi, non sono più la povertà e le guerre a minacciare i vostri paesi, ma l'emigrazione. I giovani se ne vanno per andare a studiare o a lavorare in altre città. Spesso poi vi rimangono e non tornano più, o solo per le vacanze. Questo è un problema delle periferie ed è un problema che tocca tutta la Svizzera.

Per Avenir Suisse, la fabbrica del pensiero delle grandi aziende svizzere, le regioni come le Centovalli sono definite «regioni periferiche». La loro proposta è di «spopolarle con dignità» e lasciarle al loro destino. Il motivo è che «costano troppo»; in questo modo, secondo loro, la Svizzera potrebbe concentrarsi sugli agglomerati economicamente redditizi.

Ma lo sviluppo sostenibile significa anche rafforzare la coesione sociale del nostro Paese.

Lo dico forte e chiaro e lo dico a nome di tutto il Consiglio federale: questa visione di Avenir Suisse non è il futuro della Svizzera e non lo sarà mai! Anzi, sarebbe la fine del nostro Paese. La coesione e la solidarietà fra tutte le parti e regioni della Svizzera sono uno dei pilastri del nostro Stato.

In Svizzera non ci devono essere periferie trascurate. Per questo il servizio pubblico è l'infrastruttura più importante del nostro Paese.

Il servizio pubblico deve essere garantito anche nelle regioni meno densamente popolate. Solo così, queste regioni possono davvero godere degli stessi diritti di tutte le altre parti del Paese. La lotta per il servizio pubblico è una lotta politica continua, ma è una lotta che portiamo avanti per l'essenza stessa della nostra Svizzera.

Come abitanti di Palagnedra e degli altri Comuni delle Centovalli voi sapete cosa significa vivere in periferia. E chi vive in periferia, su cosa deve poter contare?

Sulla solidarietà: la Svizzera solidale deve rimanere tale.
Sulle vie di comunicazione: le strade dei vostri paesi devono essere agibili.
Sui mezzi di comunicazione: anche qui, nelle Centovalli, dovete avere un collegamento Internet veloce.
Sui servizi postali: che ci sia ancora un ufficio postale nelle vicinanze.

Belle parole direte voi.... Lo so, lo so: adesso l'ufficio postale più vicino si trova a Camedo, dalla stazione non parte più nessun autopostale per il paese e la strada che va a Bordei avrebbe bisogno di un lifting.

Eppure, il servizio universale è garantito.

Il postino vi porta la posta e da lui potete fare i pagamenti. Potete connettervi a Internet e, per giunta, avete un bellissimo sito. Il treno circola in valle a orario cadenzato anche quando piove e non ci sono turisti. Siamo tutti concordi: non possiamo ridurre ulteriormente questi servizi, altrimenti, rispetto al resto della Svizzera, rischiate di perdere il treno.

Non solo le vostre valli, ma ogni regione deve poter contare sulla solidarietà degli altri. Stiamo costruendo la NEAT non solo per trasportare le merci attraverso il Paese in modo più rapido e pulito. La stiamo costruendo anche per collegare meglio il Vallese e il Ticino all'Altipiano. A Zurigo alcuni ci chiedono di rinunciare alla galleria di base del Ceneri a favore dello Zimmerberg. «La metropoli economica ci guadagnerebbe di più», dicono. Ma non vedono che stiamo costruendo la NEAT non solo per avvicinare i centri di Zurigo e Milano, ma anche per avvicinare le regioni perifèriche al resto della Svizzera. Grazie al Ceneri, tutto il Ticino meridionale beneficerà di collegamenti più rapidi con la Svizzera interna.

E non solo con la Svizzera interna. Con quest'unica galleria siamo in grado di compiere anche un piccolo miracolo: unire due popolazioni di uno stesso Cantone, per molti versi agli antipodi fra loro. Gli abitanti del Sopraceneri e quelli del Sottoceneri!

Al giorno d'oggi è necessario ribadire questa solidarietà fra le regioni. In nome della libertà e della competitività, i Cantoni si lanciano in duelli sempre più accesi per una concorrenza fiscale rovinosa. Con conseguenze gravi - nelle casse vengono a mancare i soldi da investire nelle infrastrutture. E a noi le infrastrutture servono: per l'equilibrio fra le regioni e per la coesione del Paese.

Questa coesione è il motivo della festa di oggi. Oggi, infatti, siamo riuniti qui per festeggiare tutti insieme - la gente del posto e i turisti in vacanza. Il praticello del Rütli ha certamente una grande valenza simbolica per la storia della Confederazione. Ma Palagnedra ha un'importanza simbolica ancora più grande per il destino delle regioni periferiche del nostro Paese, per l'unità e la coesione che festeggiamo oggi.

Grazie per avermi permesso di scoprire Palagnedra, e di conoscere così la Svizzera!

1° Agosto