La Svizzera consegna all'Italia quattro dipinti rubati del XVIII secolo. A conclusione di una procedura di assistenza internazionale in materia penale durata poco più di un anno, il Ministero Pubblico di Lugano e L'Ufficio federale di polizia consegnano in data odierna, a Bellinzona, le quattro tele del pittore milanese Angiolo Maria Crivelli ai rappresentanti dello Stato italiano. Si tratta di un caso emblematico di assistenza giudiziaria tra la Svizzera e l'Italia per quanto attiene il contrasto efficace al traffico illecito di beni culturali. La risoluzione della presente fattispecie è stata possibile grazie alla perfetta intesa tra le autorità dei due Stati interessati.

Nell'ambito di un'inchiesta penale per furto e ricettazione avviata dalla Procura della Repubblica di Milano, le autorità italiane presentarono una richiesta di assistenza internazionale all'Ufficio federale di polizia. L'autorità richiedente italiana chiedeva alla Svizzera il sequestro e la restituzione delle 4 tele del pittore italiano Angiolo Maria Crivelli raffiguranti scene di caccia. Le tele erano state rubate tra il 15 ed il 16 febbraio 1996 all'interno di una villa sita in Castellazzo di Bollate (Milano). I dipinti furono, in seguito, esportati illecitamente in Svizzera e acquistati, a titolo di permuta, dal titolare svizzero di una galleria artistica ticinese.

Con decisione del 27 luglio 1999 cresciuta in giudicato, Il Tribunale di appello del Canton Ticino ha accolto la rogatoria italiana e ordinato la consegna dei dipinti all'Italia ai fini di restituirli agli aventi diritto. Nella decisione di consegna, la Camera dei ricorsi penali ha seguito la giurisprudenza del Tribunale federale secondo la quale nei settori in cui vengono spesso offerte merci di dubbia provenienza, si richiede dall'acquirente specialista del settore un elevato grado di attenzione ai sensi dell'articolo 3 cpv. 2 del Codice civile svizzero. Il commercio di opere d'arte e oggetti antichi appartiene appunto ad un particolare settore di questi mercati (DTF 122 III 1 ss.).

La buona fede invocata dall'acquirente non è stata ritenuta verosimile

Nell'ambito del commercio di opere d'arte o di beni culturali, l'onere della prova della buona fede incombe all'acquirente che deve dimostrare d'avere adottato le precauzioni dettate dalla necessaria prudenza nell'acquisto di un'opera d'arte. L'acquirente deve provare di avere compiuto tutti i passi necessari per accertare l'origine dell'opera e la regolarità della sua importazione in Svizzera (DTF 123 II 134, cons. 6). Nella fattispecie, pur essendo estraneo al furto dei dipinti, il gallerista svizzero non ha dimostrato d'aver messo in atto la prudenza e la diligenza richiesta dalle circostanze: pur trattandosi di opere d'arte attribuite al Crivelli Angelo Maria detto il Crivellone, maestro milanese scomparso nel XVIII secolo, egli non si è premurato di verificarne l'origine e la legittimità dell'importazione né ha adottato misure idonee per accertarsi che non si trattasse di opere rubate. Il fatto di essersi fidato ciecamente delle dichiarazioni del venditore, senza nessun supporto documentale, è apparso al Tribunale di appello del Canton Ticino contrario all'elementare prudenza di cui deve dar prova l'acquirente di opere d'arte.

Il gallerista non poteva quindi invocare la buona fede prevista dall'articolo 74a cifra 4 lett. c della Legge federale sull'assistenza internazionale in materia penale per fare ostacolo alla consegna dei dipinti rubati all'autorità inquirente italiana, in vista della loro restituzione ai legittimi proprietari.

La Svizzera ed il contrasto al traffico illecito dei beni culturali

Dando seguito ad una richiesta di assistenza internazionale della Francia, le autorità giudiziarie svizzere hanno restituito nel 1997 un quadro di Desportes, pittore francese. L'opera era stata rubata in Francia e acquistata da un cittadino svizzero. L'acquirente aveva invocato la buona fede per opporsi alla restituzione. Il Tribunale federale non ha ammesso il gravame poiché le circostanze dell'acquisto non avevano permesso al proprietario di dimostrare che aveva preso tutte le precauzioni necessarie al fine di accertarsi che il dipinto non era stato rubato e illecitamente importato in Svizzera (DTF 123 II 134). Le autorità giudiziarie elvetiche hanno inoltre disposto la restituzione alla Francia di una pistola del XVIII secolo firmata dall'armaiolo Acqua Fresca. L'arma antica era stata rubata nell'aprile del 1968 al Musée des Invalides a Parigi. Il detentore svizzero della pistola non ha potuto rendere verosimile di aver acquisito in buona fede l'arma la cui restituzione era stata richiesta dalla Francia tramite domanda di assistenza giudiziaria del 1996.

I casi suesposti mostrano che la legge e la giurisprudenza svizzere relative alla buona fede ed al commercio illegale di beni culturali perseguono lo scopo principale di contrastare efficacemente il traffico illecito di questi beni. In questo campo la legislazione svizzera è conforme ai principi codificati nella Convenzione dell'Unesco del 14 novembre 1970 concernente le misure da adottare per impedire l'illecita importazione, esportazione e trasferimento di proprietà dei beni culturali; Convenzione firmata dalla Svizzera il 26 giugno 1996.

Consegna all'Italia di quattro dipinti rubati