Gentili Signore e Signori,

innanzitutto desidero dirvi che è per noi, per mia moglie e per me, un grande piacere poter scoprire il Festival di Locarno. Entrambi amiamo – come molti – il cinema, una passione che condividiamo da numerosi anni, ed entrambi ci siamo già immersi nell’atmosfera festivaliera di Soletta e Nyon. Ma è la prima volta che viviamo il Festival di Locarno.

Come di un film che ci si appresta a vedere, ci siamo fatti un’idea del Festival di Locarno e immaginiamo che abbia tutte le caratteristiche di un grande film, in particolare la capacità di far affiorare negli spettatori sentimenti molto personali, mettendo in rilievo pezzi di storia e di cultura comuni.

C’è dunque il piacere, ma anche la curiosità, un po’ d’impazienza prima che il sipario si alzi e ci sono le aspettative in tutte le direzioni. E come potrebbe essere diversamente in un festival che ci accoglie qui, in questo lungo che ci predice un… «monte di verità»?!

Detto questo, non sono convinto che esista, neppure per la politica cinematografica, un solo monte e tantomeno una sola verità. So però che, come per un buon film, questa politica deve essere fatta di passioni e ambizioni. Passione e ambizione che ritroviamo nelle persone che fanno questo Festival. Desidero ringraziare per la loro passione e ambizione tutti gli «attori» di questa eccezionale produzione, in particolare il suo presidente, Marco Solari, un uomo non soltanto di «piazza» ma soprattutto di «passione grande»!

Desidero ringraziare anche il nuovo direttore, Olivier Père, un vero «pescatore» di talenti (da qui la sua passione per i festival «sul filo dell’acqua»…). Desidero inoltre sottolineare l’importanza di un tale festival per l’immagine e la realtà del nostro Paese, verso sé stesso e verso gli altri, per la sua identità e la sua apertura al mondo. Locarno è un luogo di apertura sia all’arte sia alla politica.

Ma oltre alle arti visive c’è anche l’arte della buona tavola: un risotto tradizionale e delizioso al contempo. Personalmente, amo molto anche l’arte della buona tavola. Una battuta di un film ci insegna che «i tre segreti della buona cucina francese sono: il burro, il burro e… il burro!». Anche se mi piace affinare il risotto con una noce di burro, mi sembra che il segreto di un buon risotto sia più raffinato e risieda, a mio avviso, nel tempo impiegato per prepararlo: né troppo, né troppo poco. Forse si potrebbe applicare questo segreto anche alla politica cinematografica: rilanciamola insieme con calma, ma senza aspettare troppo.

Il plurilinguismo è una forza

Gentili Signore e Signori,

mi trovo per la prima volta sul Monte Verità, ma non è la prima volta che vengo in Ticino. Al contrario: negli scorsi mesi sono stato più volte ospite della Svizzera italiana.

La pluralità culturale e linguistica è un tratto distintivo, una componente essenziale dell’identità della Svizzera. Questa pluralità è una sfida, ma anche una forza. E lo è pure per la realizzazione di un film nel nostro Paese.

La sfida consiste nel trovare l’unità nella diversità, poiché il nostro Paese – com’è noto – non si regge su una religione, una cultura o una lingua, ma su una volontà politica comune. Applicando questo principio alle nostre quattro lingue nazionali, ciò significa rispettare le minoranze e promuovere la comprensione fra le comunità linguistiche.

Con l’adozione della legge sulle lingue e, circa un mese fa, della relativa ordinanza di applicazione, il Parlamento e il Consiglio federale hanno dato un segnale politico chiaro della volontà di difendere il plurilinguismo (all’interno e all’esterno dell’Amministrazione federale), di rafforzare la coesione interna e di promuovere la lingua e la cultura romancia e italiana.

È giusto e importante sostenere il plurilinguismo sul piano istituzionale e finanziario mediante leggi e ordinanze e incrementare i mezzi da destinare a tale scopo. Tuttavia, il plurilinguismo non può essere imposto dall’alto, ma deve essere qualcosa che viene naturalmente. La forza del plurilinguismo si manifesta davvero solo quando le singole persone sono in grado di esprimersi in più lingue.

Invocare il plurilinguismo collettivo non è sufficiente: occorre piuttosto investire nel plurilinguismo individuale, perché la conoscenza di più lingue è la premessa per capirci a vicenda e vivere realmente gli uni insieme agli altri, e non semplicemente gli uni accanto agli altri.

Pluralità culturale e accesso alla cultura

Signore e Signori,

la Svizzera non è soltanto un Paese in cui il plurilinguismo è re, ma anche un Paese in cui vivono fianco a fianco diverse culture. Le diversità culturali e linguistiche sono strettamente correlate e sono l’elemento costitutivo dell’identità della Svizzera. Non è pertanto un caso che la nuova legge sulla promozione della cultura, analogamente a quella sulle lingue, abbia come obiettivo quello di rafforzare la coesione interna e la pluralità culturale della Svizzera. Detto in altri termini, di curare anche in questo ambito l’unità nella diversità.

L’Ufficio federale della cultura sta elaborando il messaggio a sostegno della nuova legge sulla cultura. In esso saranno illustrati gli obiettivi, i provvedimenti e i mezzi finanziari da destinare alla promozione della cultura nel quadriennio 2012-2015. Il progetto di messaggio sarà sottoposto per un’indagine conoscitiva ai Cantoni, alle Città, ai Comuni e alle cerchie interessate.

Vorrei illustrare brevemente due obiettivi essenziali e uno dei principi della politica culturale.

Un primo obiettivo è quello di permettere a ogni persona di accedere alla cultura. L’accesso alle diverse forme di espressione artistica e culturale è uno strumento primario per l’integrazione e uno dei presupposti per la partecipazione alla vita sociale. L’arte deve poter essere respirata come l’aria e contemplata come la natura. Faccio un esempio concreto: ognuno deve saper leggere e scrivere. Queste competenze devono essere incoraggiate perché la lettura e la scrittura sono le chiavi per accedere al mondo della conoscenza e della cultura. E sono anche le chiavi che permettono a ogni cittadino di partecipare alla nostra democrazia.

Un secondo obiettivo è la promozione della pluralità culturale e linguistica della Svizzera. Bisogna permettere a ognuno di vivere le nostre tradizioni culturali e si devono promuovere gli incontri fra cultura contemporanea e cultura tradizionale. Per raggiungere questi traguardi è necessario favorire gli scambi in ambito scolastico. Il Consiglio federale si è posto come obiettivo quello di raddoppiare nei prossimi cinque anni questi scambi tra regioni linguistiche.

La promozione della cultura compete e continuerà a competere in primo luogo ai Cantoni. Il nuovo messaggio sulla cultura non cambierà nulla a questo principio di sussidiarietà. La Confederazione ha e continuerà ad avere un ruolo sussidiario in questo ambito.

Il Consiglio federale ha però anche deciso di consolidare le finanze federali e questo comporterà una rimessa in questione di determinati compiti. Il volume complessivo dei crediti destinati agli strumenti di promozione della cultura dovrebbe tuttavia rimane stabile.

In questo contesto, il futuro sarà sempre più orientato verso i partenariati pubblici-privati e colgo l’occasione per ringraziare qui coloro che lo mettono in immagine – se così posso dire – molto concretamente nel quadro del Festival di Locarno.

Il fascino del cinema

Signore e Signori,

mi affascina la capacità dei film di trasportarci in altri universi. Allo stesso tempo, ci permettono di capire la nostra identità mettendoci davanti uno specchio. Talvolta ho l’impressione che la vita sia un film e ogni tanto vorrei che un film fosse la realtà; forse perché amo il cinema come la vita.

I film riescono come nessun altro mezzo di comunicazione a trasmetterci tutta la gamma dei sentimenti umani. Ci fanno ridere, piangere, sognare, ci stupiscono, ci ispirano, ci commuovono, ci fanno riflettere, ci inchiodano allo schermo. E non ci lasciano più. Un buon film non lascia mai indifferenti. A questo proposito Jean Cocteau ha detto una frase diventata celebre: «La pellicola è un nastro di sogni».

Un «nastro di sogni»… Sarebbe bene e giusto se avessimo un sogno comune per il film svizzero! Un sogno che ci proietti in un nuovo mondo del cinema svizzero, una «unità nella diversità», una sorta di dimora ben radicata nel Paese e non soltanto impiantata – come nel film di Ursula Meier – ai bordi di un’autostrada costruita, ma non ancora inaugurata. Per dirla in breve: ci serve un sogno comune nel cuore del cinema svizzero a partire dal quale possiamo promuovere la moltitudine delle creazioni e dei loro successi.

Per quanto mi riguarda, questo sogno sta prendendo lentamente forma. Anche se, prima di vederlo proiettato sullo schermo, sento il bisogno di prendermi il tempo per meglio scoprire e capire, per meglio apprezzare le realtà del mondo della creazione cinematografica, un mondo complesso e per me completamente nuovo... o quasi, visto che durante la mia adolescenza ho provato a montare film in «super 8».

Ecco perché non vedo l’ora di potermi tuffare per alcuni giorni nel mondo del cinema e lasciarmi prendere e sedurre dalle sue storie. Mi fa particolarmente piacere la forte presenza di produzioni svizzere in tutte le sezioni di questa 63esima edizione del Festival del film di Locarno. È un importante contributo alla visibilità del film svizzero.

Un obiettivo comune: una produzione cinematografica svizzera di successo

Signore e Signori,

ci vuole tempo per concretizzare il sogno per il futuro del cinema svizzero. In questo senso abbiamo prolungato di un anno, sino alla fine del 2011, gli attuali regimi di promozione cinematografica. Questa proroga lascia più tempo alle parti interessate per elaborare principi di promozione validi e sostenibili per gli anni a venire. Per realizzare il sogno – il «nastro di sogni».

Questi principi devono permettere ai cineasti di produrre un numero ancora più grande di film di qualità. La promozione cinematografica della Confederazione deve sostenere la realizzazione di opere capaci di emozionarci, ispirarci, farci riflettere e talvolta forse anche di irritarci.

Tutte le parti interessate hanno un obiettivo comune: una produzione cinematografica svizzera prospera e di successo. Ma cos’è il successo? Cosa vuol dire qualità? E come si misurano?

Il successo non lo si misura soltanto in base al numero di entrate nelle sale: il successo è quando un film riesce a toccare e muovere l’animo di chi lo guarda, quando riesce a mantenere viva la cultura di un Paese. Un film ha successo se grazie alla sua autenticità riesce a far vibrare il pubblico.

Questo obiettivo – elaborare nuovi regimi di promozione cinematografica per assicurare una produzione cinematografica di qualità e di successo – può essere raggiunto soltanto se lavoriamo insieme. Non è quindi il mio o il vostro obiettivo, ma è l’obiettivo comune di tutti noi.

Anche per questo motivo abbiamo chiesto al signor Marc Wehrlin di aiutarci a raggiungere questo obiettivo. Il suo compito è quello di fare il punto della situazione e di facilitare e migliorare la cooperazione tra le parti. Marc Wehrlin ha iniziato questo importante lavoro lo scorso 1° agosto, una data ideale – credo – per rimettere in moto il processo di definizione della politica di promozione cinematografica.

Tuttavia, né Marc Wehrlin né io toglieremo o ci accolleremo responsabilità di altri. Al contrario: con il nostro intervento vogliamo ripristinare la fiducia e il rispetto in modo che ciascuna delle parti interessate possa assumersi le proprie responsabilità meglio e più efficacemente di prima. Spetta e spetterà anche in futuro al settore cinematografico, alla Commissione federale del cinema e alla sezione Cinema dell’Ufficio federale della cultura di fornire il loro contribuito, ciascuno in base alle proprie competenze, per un cinema svizzero vivo, ambizioso e forte.

Signore e Signori,

oggi non è ancora giunto il momento di decidere tutto, anche se mi sarebbe piaciuto che fosse così. È però giunto il momento di osare e decidere di dare un nuovo inizio alla politica di promozione cinematografica svizzera.

Un nuovo inizio anzitutto per quanto riguarda il modo di collaborare, di identificare le idee migliori e di elaborare basi solide per un futuro ricco di successo del cinema svizzero.

Ma anche un nuovo inizio per quanto riguarda i regimi di promozione cinematografica per il quadriennio 2012-2015. La scorsa primavera, gruppi di lavoro della Commissione federale del cinema hanno già abbozzato alcuni modelli e proposte che saranno dibattuti nei prossimi mesi. Va anche tenuto conto di una priorità impellente: La Confederazione sta elaborando, insieme al settore, un modello solido che permetta di sostenere finanziariamente, dal 2011, i gestori delle sale cinematografiche nel passaggio al digitale.

E infine questo nuovo inizio deve permettere di innescare una riflessione sulla politica e la promozione cinematografica a lungo termine. I professionisti del settore sono chiamati ad assumersi non soltanto un ruolo importante, ma anche una maggiore responsabilità in questo processo. Varrebbe forse la pena di riflettere se il modello del Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica possa servire da esempio per la promozione cinematografica. Questo modello offre due vantaggi importanti: l’indipendenza e la qualità.

La responsabilità incombe al settore cinematografico

Signore e Signori,

desidero ancora aggiungere qualcosa su questo «monte della verità». Nelle prime discussioni avute sul cinema svizzero – discussioni che desideravo il più libere possibile – mi ha colpito una cosa: da una parte si vorrebbe che la Confederazione giochi un ruolo importante, ma dall’altra si soffre terribilmente quando assume un ruolo di «vedette», per riprendere un termine cinematografico.

Ai miei occhi tutto questo è molto semplice e chiaro: la Confederazione gioca sì un ruolo indispensabile e fondamentale quale promotore del cinema, come altri del resto, con i quali il coordinamento deve essere rafforzato. La Confederazione è pronta, in questo ruolo, a contribuire al nuovo inizio del cinema svizzero. Ma il ruolo principale, quello della creazione vera, quello che può alla fine portare alla qualità e al successo, questo ruolo appartiene esclusivamente al mondo del cinema.

Mi auguro un futuro ricco di film innovativi, creativi, di elevato livello qualitativo, commoventi, riusciti, che trovino un pubblico sia in Svizzera che all’estero. Se così sarà, sarà grazie a voi. Se arrivano la qualità e il successo, saranno la vostra qualità e il vostro successo!

Per il momento e per quanto mi concerne, sono felice di essere a Locarno per assistere alla proiezione dei film in Piazza Grande, per parlare con i professionisti del settore, per sentire quali sono le loro idee, le loro preoccupazioni e le loro aspettative e per discuterne insieme.

Guardo con piacere a questi scambi; se ci prendiamo il tempo necessario, se ritroviamo i valori veri del rispetto e della fiducia, allora il cinema svizzero ha davanti a sé un futuro prospero; un futuro splendido quanto il paesaggio ticinese che funge da cornice del Festival di Locarno!

Vi ringrazio dell’attenzione e vi auguro «buon appetito» – per il risotto che ci concederemo il tempo di gustare insieme e per il magnifico menu cinematografico che ci concederemo il tempo di apprezzare insieme a Locarno.

Festival internazionale del film di Locarno - Il «nastro di sogni» e la sua realtà