In occasione della votazione del 2 giugno prossimo, il popolo svizzero sarà chiamato a esprimersi su due proposte concernenti l‘interruzione di gravidanza. La proposta di legge del Parlamento sull‘introduzione di una soluzione dei termini prevede l‘impunità dell‘interruzione di gravidanza nelle prime 12 settimane. Essa tiene conto di due aspetti: l‘autonomia della donna incinta e la protezione dell’essere vivente non ancora nato. L’"iniziativa per madre e bambino« intende proibire nella maggior parte dei casi l‘interruzione di gravidanza. Quest’ultima non costituirebbe reato solo nel caso in cui la madre fosse esposta a un pericolo imminente non altrimenti evitabile. Con il parere sull‘interruzione di gravidanza, la Commissione nazionale d‘etica intende informare l‘opinione pubblica della sua visione della problematica e aprire il dibattito sulle considerazioni derivanti dall’analisi delle due proposte di legge.

Ciò detto, la NEK-CNE concorda con la riflessione di fondo della soluzione dei termini. Questa si basa su due elementi: da un lato viene riconosciuta l‘autonomia morale e la capacità della donna incinta di agire responsabilmente. La soluzione dei termini attribuisce alla donna la facoltà di decidere autonomamente entro un dato termine se portare a termine la gravidanza. Solo la donna incinta è in grado di valutare il significato di una gravidanza indesiderata per se stessa e per la sua vita. Tuttavia, la soluzione dei termini non può escludere che la decisione della donna possa essere condizionata da fattori esterni di natura sociale. La tutela dell‘integrità personale della donna fa sì che essa non possa essere costretta, in virtù di sanzioni penali, a portare a termine una gravidanza. D‘altra parte, la soluzione dei termini protegge un essere vivente non ancora nato. La tutela della gravidanza è garantita tramite la prescrizione dei termini per l‘interruzione, la consulenza da parte del medico nonché dal fatto che l‘aborto permane un reato contemplato dal Codice penale: solo in presenza di determinate circostanze l’interruzione volontaria di gravidanza non costituisce reato. Una regolamentazione giuridica deve attribuire la stessa importanza alla protezione dell’essere vivente non ancora nato e alla capacità della donna di decidere in piena coscienza. Secondo la NEK-CNE la soluzione dei termini tiene conto di entrambi gli aspetti.

Attualmente, la NEK-CNE sta approfondendo la problematica delle cellule staminali e spesso è stato richiesto il suo parere a proposito dei rapporti tra l’interruzione di gravidanza e la ricerca sugli embrioni. Una valutazione etica deve tenere conto degli elementi determinanti ed essenziali della situazione da valutare. Visto che per l‘interruzione della gravidanza e la protezione degli embrioni in vitro tali elementi sono diversi, non è possibile far valere gli stessi argomenti per entrambi i casi. Nel caso della ricerca sugli embrioni manca il dovere d’assistenza della madre che provvede alla tutela dell‘embrione. Una tutela degli embrioni nei confronti degli interessi della ricerca già nei primi stadi dello sviluppo non implica automaticamente il rifiuto della soluzione dei termini.

La Commissione ribadisce che lo scopo effettivo di tutti gli sforzi dev’essere quello di impedire gravidanze indesiderate. Pertanto si rivelano necessari maggiori sforzi a livello di prevenzione. Anche in futuro, l’aborto dovrà restare l’eccezione, la contraccezione invece la regola.

Il testo completo del parere della NEK-CNE, nel quale figurano ulteriori punti di riflessione, può essere ordinato presso il Segretariato CNE, oppure scaricato dal sito www.bag.admin.ch/dienste/medien/2002/i/Fristenregelung_i.pdf

Parere della Commissione nazionale d’etica sulla soluzione dei termini