Gentili signore e signori,

sono felice di ritornare nella culla della lingua e della cultura italiana. In questa splendida città d'arte il Duomo, gli Uffizi, il ponte Vecchio ma anche il caffè Gilli sono per me da sempre tappe obbligate. Quest'ultimo, per la cronaca, è stato fondato nel 1751 da miei concittadini engadinesi, emigrati in Italia alla ricerca di lavoro e fortuna.

La prima volta che sono andata all'estero per studiare una lingua è stato nel 1975 e proprio per l'italiano. Non ero proprio a Firenze ma in un'università per stranieri di un'altra città famosa per l'insegnamento dell'italiano, non troppo distante da qui. In quell'occasione ho scoperto la cultura, la bellezza, il modo di vivere in Italia.

E sono particolarmente lieta di partecipare alla prima edizione degli Stati generali della lingua italiana in questa impressionante cornice storica. Spero di poter contribuire alle riflessioni che seguiranno con la mia breve relazione.

Ringrazio fin d'ora l'ambasciatore Meloni per il cortese invito.

Come ben sapete, la Svizzera è il secondo Paese per estensione e numero di abitanti dopo l'Italia ad avere l'italiano come lingua ufficiale. L'italiano in Svizzera è parlato da circa l'8 % della popolazione residente ovvero da circa 550 000 persone. Le altre lingue ufficiali sono il francese e il tedesco. Il romancio, lingua nazionale, non è lingua ufficiale della Confederazione bensì del mio Cantone d'origine, i Grigioni, con il tedesco e l'italiano.

Alla fine del 2013, circa 300 000 Italiani risiedevano stabilmente sul territorio della Confederazione.

In Svizzera è presente l'unica università italofona fuori d'Italia, l'Università della Svizzera italiana. Fondata nel 1996, annovera tra le sue facoltà quella di architettura. Funge da ponte culturale con l'Italia, grazie anche ai suoi stretti legami di collaborazione con altre università in Lombardia.

Presso numerose altre università svizzere troviamo poi prestigiose cattedre di italianistica.

Ma qual è la posizione dell'italiano in Svizzera e le sfide a cui è confrontato?

Nel contesto plurilingue svizzero non è pensabile di parlare di una sola lingua nazionale senza far riferimento alle altre. La Svizzera non si è formata lungo frontiere linguistiche, non ha una lingua comune, non ha una religione comune. È un progetto politico che dipende dalla volontà degli uni e degli altri di partecipare alla sua costruzione. In tedesco parliamo di Willensnation, nazione costruita sulla volontà.

E in questo progetto politico, il plurilinguismo è l'essenza del nostro vivere insieme. È alla base della diversità culturale fondatrice dell'identità svizzera. Senza plurilinguismo e senza l'italiano la Svizzera non sarebbe quella che conosciamo e neanche quella che vogliamo. L'italiano è quindi estremamente importante per la nostra coesione nazionale.

Anche in Svizzera, alle lingue nazionali e ai rispettivi spazi culturali si affiancano ormai molti altri idiomi. Tra questi troviamo l'inglese con la sua forza di attrazione e seduzione che si manifesta nella vita quotidiana e professionale. Basti pensare alla musica o a settori come quello informatico e bancario. L'inglese, con la sua forza, mette sotto pressione l'insegnamento dell'italiano e anche del francese. I Cantoni, competenti per l'educazione e quindi anche per l'insegnamento delle lingue nazionali, discutono attualmente di questa problematica.

Nella Svizzera che cambia non si può quindi dare per scontato che il quadrilinguismo, atto volontario, sia acquisito definitivamente. La sfida consiste nel difenderlo e promuoverlo.

Da qui gli articoli sulle lingue nella nostra Costituzione. Da qui la legge sulle lingue nazionali e la comprensione tra le comunità linguistiche. Da qui, per citare un esempio concreto, una ridistribuzione dei proventi del canone radiotelevisivo e della pubblicità favorevole alla Radiotelevisione svizzera di lingua italiana. Quest'ultima riceve per volontà politica una quota proporzionalmente più importante dei mezzi disponibili, quasi cinque volte superiore ai proventi realizzati. Può così proporre programmi equivalenti a quelli delle altre regioni linguistiche del Paese.

Ma cosa comporta il plurilinguismo a livello federale?

Innanzitutto permette a chi si rivolge a un'autorità federale di farlo nella lingua nazionale di sua scelta. Le autorità federali rispondono nella lingua nazionale del loro interlocutore. Anche il plurilinguismo delle autorità federali contribuisce alla coesione del Paese. È un elemento cruciale per la legittimità e l'accettazione dell'Amministrazione federale nelle diverse regioni linguistiche.

Il rispetto del plurilinguismo impone però alle autorità federali procedure più complesse, costose e tempi di trattamento più lunghi. Ogni settimana centinaia di pagine di testi normativi, rapporti, messaggi e comunicati stampa sono pubblicati contemporaneamente negli organi ufficiali e su Internet nelle tre lingue ufficiali. Ogni settimana il Foglio federale è pubblicato in tedesco, francese e italiano. Nel Foglio federale figurano tra le altre cose anche le leggi approvate dal Parlamento. Il termine di referendum di 100 giorni decorre dalla data di pubblicazione. Il referendum riesce se 50 000 persone chiedono che una legge sia sottoposta al voto del Popolo. È importante quindi che i testi normativi siano equivalenti in tedesco, francese e italiano perché dal punto di vista giuridico i testi normativi nelle tre lingue sono ugualmente vincolanti. Questo significa che nessuna lingua è superiore ad un'altra: l'italiano è equivalente al francese ed al tedesco. Per questo è indispensabile garantire che le tre versioni linguistiche, pubblicate in contemporanea, corrispondano nei contenuti e nella forma. Di conseguenza si presta particolare attenzione all'armonizzazione dei testi nelle tre lingue ufficiali, alla cura degli aspetti linguistici e alla qualità della redazione legislativa.

Le pubblicazioni simultanee sono una sfida per le autorità e l'Amministrazione federali, chiamate a vegliare sul plurilinguismo.

Quest'ultimo è una pianta impegnativa che richiede attenzione e costanti cure. Numerosi e ricorrenti interventi parlamentari ce lo ricordano. Essi lamentano da tempo la persistente sottorappresentanza dei latini in alcuni organi dello Stato e unità amministrative.

Anche per rispondere a questi interventi di recente il Governo ha deciso nuove misure per migliorare la situazione.

Dal 1° ottobre di quest'anno la comunità linguistica italofona nelle varie unità federali dovrà rispettare dei valori minimi. E questo, a tutti i livelli gerarchici. Per raggiungere l'obiettivo fissato, al momento del reclutamento del personale, i candidati delle comunità linguistiche sottorappresentate saranno favoriti.

Il Governo vuole inoltre migliorare le competenze linguistiche dei collaboratori dell'Amministrazione federale. E questo per dare a tutti più possibilità di lavorare nella propria lingua. D'ora in poi gli impiegati senza le necessarie conoscenze orali e scritte di una seconda lingua ufficiale dovranno seguire corsi di lingua. Ai quadri saranno poi richieste anche buone conoscenze passive, quando non attive, di una terza lingua ufficiale, che spesso è l'italiano. La «delegata al plurilinguismo», nominata di recente, è stata preposta al controllo dell'attuazione di queste misure.

Avremo così un'Amministrazione federale ancora più plurilingue e ancora più rappresentativa della società svizzera.

In Cancelleria federale, ad esempio, da anni i corsi facoltativi di italiano sul mezzogiorno hanno un tale successo che i collaboratori pur di frequentarli sono disposti a rinviare il pranzo, quando non addirittura a saltarlo. Incredibile vero? E i risultati si vedono e si sentono. Considerato che l'esempio vien dall'alto, sono particolarmente soddisfatta per i progressi compiuti dai due vicecancellieri nella padronanza della lingua di Dante.

Infine, la promozione della lingua e della cultura italiana al di fuori della Svizzera italiana sarà intensificata. Confederazione e Cantoni si impegneranno a migliorare le condizioni quadro per l'insegnamento dell'italiano. E il sostegno agli scambi culturali tra regioni linguistiche sarà rinforzato.

La lingua italiana, oltre ad essere una finestra su un importante Paese vicino, riveste un ruolo significativo nelle relazioni economiche bilaterali. Queste ultime risultano facilitate dal fatto di avere una lingua in comune. Nel 2013 l'Italia era il terzo mercato per le esportazioni svizzere ed il secondo partner commerciale della Svizzera per le importazioni.

L'italiano permette alla Svizzera intera di accedere al mondo dell'italofonia, come il francese a quello della francofonia e il tedesco alla vasta cultura germanofona. Rappresenta quindi un grande tesoro.

È grazie alla nostra lingua comune se oggi la Svizzera partecipa a questo incontro.

È anche grazie alla nostra lingua comune, oltre che alla vicinanza culturale e geografica, se la Svizzera è stata il primo Paese ad aver aderito a Expo Milano 2015.

È anche grazie all'italiano se tra i nostri due Paesi esistono numerose e proficue altre collaborazioni istituzionali in ambito linguistico-culturale.

In Svizzera, un Paese in cui si parlano quattro lingue nazionali, tra cui l'italiano, per convivere conviene capirsi.

Comprensione e conoscenza reciproca sono fondamentali per la coesione nazionale. Si può amare solo ciò che si conosce. La conoscenza crea legami forti tra le persone, tra le regioni, all'interno di un Paese. La conoscenza reciproca è il fondamento della nostra nazione costruita sulla volontà.

L'italiano in Svizzera è quindi una grande ricchezza: sta a noi saperne approfittare e non dilapidarla.

E anche ai nostri due Paesi che parlano la stessa lingua conviene sfruttare questa ricchezza per curare le proprie relazioni bilaterali, capirsi e convivere in armonia.

Ed è quello che facciamo oggi.

Vi ringrazio per l'attenzione ed auguro pieno successo ai vostri lavori così importanti per la lingua italiana e per tutti coloro che hanno la fortuna di poterla condividere.

L’italiano nel contesto plurilingue svizzero: quando per convivere conviene capirsi