Ricorre oggi il 714° anniversario della Confederazione Svizzera, che festeggiamo come faremmo con il compleanno di un anziano genitore. Riconoscenti e festanti rievochiamo il passato commemorando le donne e gli uomini valorosi che, nel lontano 1291, furono tanto coraggiosi e lungimiranti da stringere il Patto federale e gettare le fondamenta della Svizzera dei giorni nostri.

Perché proprio il 1291?

Uno Stato non nasce mai in un preciso istante perché la sua costituzione è frutto di un lungo processo.Altri eventi, oltre al Patto del Grütli siglato ai primi di agosto del 1291, avrebbero potuto segnare la nascita del nostro Paese. Avremmo potuto scegliere la riconciliazione dei Cantoni suggellata con la convenzione di Stans nel 1481, l'affrancazione dal Sacro Romano Impero Germanico dopo la guerra di Svevia nel 1499 o l'indipendenza dall'Impero formalmente riconosciuta in occasione della pace di Vestfalia nel 1648. Taluni ritengono inoltre che la Svizzera sia nata con la fondazione dello Stato federale moderno nel 1848.

Il significato del Patto federale

Eppure reputo assai giusto e saggio richiamarsi al Patto federale del 1291, documento storico che mette in risalto la volontà di prendere in mano le redini del proprio destino e di non più tollerare ingerenze straniere. La domanda cui dovevano rispondere i nostri avi era semplice: a chi tocca stabilire l'ordine interno dei Cantoni forestali? La risposta fu un chiaro e forte NO all'indirizzo dello Stato asburgico, la cui capacità di creare ordine, di armonizzare e di uniformare era considerata esemplare. I tre Cantoni della Svizzera primitiva scelsero la responsabilità individuale, la libertà d'azione e l'autodeterminazione. Il giuramento del Grütli e le Landsgemeinde diedero inoltre origine a quella forma di governo spiccatamente popolare che è la nostra democrazia diretta, unica al mondo e invidiataci da molti. I principi della giovane Confederazione hanno modellato il nostro Paese per ben 714 anni. La piccola Confederazione di allora è cresciuta nel corso dei secoli, pur restando piccola rispetto a quasi tutti gli altri Stati. Le sue dimensioni ridotte le hanno permesso di offrire ai suoi cittadini un grado di autodeterminazione e quindi di libertà senza uguali.

Alla riscoperta della libertà

Nel corso della sua storia, quando si è rifatta ai valori del 1291 la Svizzera è sempre riuscita a superare spaccature interne, crisi, ingerenze, prevaricazioni e disfatte. Non è forse il momento giusto per riscoprire questa antica saggezza, dato che le formule attualmente proposte per affrontare il futuro, ancorché dettate dalle migliori intenzioni, spesso sono sbagliate? Le antiche verità enunciate dal Patto federale non custodiscono forse il segreto per costruire il nostro presente e il nostro futuro? Non dovremmo, proprio oggi, rifarci a tali valori? Che ne è oggi della libertà, della responsabilità individuale dei cittadini, dell'indipendenza del Paese?

714 anni di storia svizzera confermano che la libertà è il bene supremo e più prezioso. Tale libertà non conosce vincoli ideologici o storici, ma costituisce sempre la risposta giusta agli interrogativi del momento. Essa va incessantemente reinterpretata, reclamata e vissuta.

Favorire la prosperità

Oggi che temiamo soprattutto per la nostra prosperità, dovremmo rispolverare la ricetta che ha garantito il successo del nostro Paese. Occorre infondere nuova vita a una libertà spesso soffocata. L'attenzione va rivolta ai cittadini, non alle istituzioni statali. La responsabilità individuale deve prendere il posto dell'ingerenza statale. Dobbiamo lasciare il denaro ai cittadini, invece di sperperarlo allegramente a scapito delle generazioni future e di continuare ad aumentare le tasse. L'evolversi della situazione economica di vari Paesi dimostra che il singolo cittadino è molto più avveduto nel gestire il denaro di quanto non lo sia la burocrazia assistenziale. È ora di dare questa libertà al cittadino, di ridimensionare l'apparato burocratico e il carico fiscale per incoraggiare la responsabilità individuale!

La paura di essere piccoli

Sono in tanti oggi nel nostro Paese a temere che la piccola Svizzera non possa sopravvivere. A sentir loro occorre essere grandi, armonizzare e cooperare. Sono belle parole che in alcuni casi possono anche essere giustificate. Ma la nostra storia non ci ha forse insegnato il contrario? Viviamo in tempi frenetici, in cui dobbiamo confrontarci con minacce imprevedibili che ci colgono di sorpresa. Il terrorismo elude i sistemi di sicurezza centrali e colpisce ovunque. Oggi dobbiamo in primo luogo essere flessibili e dimostrarci capaci di affrontare sfide inattese, nuove e sconosciute - anche in ambito economico! Dobbiamo prendere coscienza di quanto sia vulnerabile una società interconnessa come quella attuale, cercando di difenderci nel migliore dei modi. Le imponenti e macchinose amministrazioni centralistiche sono poco adatte allo scopo. Dobbiamo garantire la sicurezza in loco, nei Comuni, nei quartieri, tenere gli occhi aperti nel vicinato, nei mezzi pubblici, per strada. Delegare la responsabilità a organismi e funzionari internazionali non ci mette al riparo dagli attentati.

Dobbiamo tuttavia pensare anche agli altri punti di forza del nostro Paese. Un piccolo Stato deve stare attento a non farsi trascinare in ogni contesa e a non cedere alla tentazione di prendere partito. La neutralità armata resta la migliore difesa in quanto l'adesione ad alleanze straniere comporta sempre uno schieramento e quindi il pericolo di essere coinvolti in un conflitto, volenti o nolenti, al fianco di un alleato più potente.

I recenti attacchi terroristici perpetrati in Europa dimostrano che, anche in tempi caratterizzati da conflitti sopranazionali, la neutralità ci protegge meglio di qualsiasi alleanza. Pertanto la neutralità non dev'essere sinonimo di attivismo pronto a intromettersi ovunque e a schierarsi con chiunque. Naturalmente anche nell'ambito della sicurezza devono esservi scambi e trattati con altri Stati. La Svizzera non è mai stata isolata, se per isolamento si intende l'essere avulsi dal contesto politico, economico e culturale. Il pianeta Svizzera non esiste e non è mai esistito. Tuttavia, per quanto possa essere coinvolto, il nostro Paese non deve mai rinnegare il principio della sovranità. La parola d'ordine dev'essere: cooperazione e scambi con tutti, ma senza alcun vincolo politico. La libertà d'azione e l'autodeterminazione sono prioritarie.

Il segreto del successo: lo Stato nazionale liberale

Nel 1291 prevalsero la libertà e l'autodeterminazione, nel 1848 il liberalismo e lo Stato nazionale. Entrambi i binomi - libertà e indipendenza, responsabilità individuale e autodeterminazione - erano considerati essenziali ai tempi della fondazione dello Stato federale.Purtroppo, negli ultimi anni, abbiamo dimenticato di propugnare i valori della libertà e dell'indipendenza. Non ne ha risentito soltanto la fiducia del cittadino in se stesso, ma anche l'economia. La situazione economica è precaria, perché soltanto la pacifica competizione tra Stati produce benessere, crescita e progresso - contrariamente a quanto fa l'internazionalismo che tende a uniformare tutto. Il futuro è nelle nostre mani: i conti statali in rosso, la crescita smisurata dei costi della socialità e della salute, il potenziamento eccessivo dei compiti statali, l'arroganza dello Stato e le spese che ne derivano, la crescente regolamentazione e burocratizzazione, l'aumento della disoccupazione sono nel contempo causa ed effetto della difficile situazione economica. Non siamo più in grado di finanziare lo Stato sociale e assistenziale che ci siamo costruiti adeguandoci allo spirito dei tempi e, quel che è peggio, ora questo apparato sovradimensionato sta addirittura intaccando la responsabilità individuale dei nostri cittadini. Rinnegare l'eccezione Svizzera non ha comunque giovato al nostro Paese.

Che fare quindi?

È necessario riscoprire con urgenza i valori del vecchio Patto federale che hanno reso questo Paese forte e prospero: libertà, autodeterminazione e responsabilità individuale. In particolare gli importanti problemi posti oggi dalla sicurezza e dall'economia richiedono grande flessibilità, celerità, decentramento, obiettività e grande attenzione alla qualità. Un piccolo Stato può sviluppare rapidamente queste capacità, sfruttandole a proprio vantaggio. Ma «chi rinuncia alla libertà per raggiungere la sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza» (Benjamin Franklin). Non è possibile restare liberi e indipendenti senza correre il minimo rischio, né nella lotta al terrorismo, né nell'economia e nello Stato.

Conclusione

Sono convinto che riscoprire la vecchia libertà, la responsabilità individuale, l'indipendenza svizzera in un contesto mondiale pacifico sia il modo migliore per garantire un futuro prospero al nostro Paese.

Per una Svizzera libera, sicura e con un'economia forte