Your Royal Highness,
onorevoli consiglieri di Stato,
signor presidente della MUBA,
signore e signori,

i Basilesi sono persone squisite: soltanto tre giorni dopo gli "Schnitzelbänkler", anche un consigliere federale può parlare a Basilea. L'occasione è data dall'apertura della Fiera campionaria di Basilea, la MUBA, che vanta una ricca tradizione. E tanto per cambiare, va bene anche un consigliere federale zurighese.

Che quest'anno spetti proprio a me l'onore di porgere i saluti e il riconoscimento del nostro Governo alla MUBA, mi rende particolarmente felice, soprattutto perché la Danimarca è il Paese ospite.

Saluti alla Danimarca

Molto affratella la Svizzera alla Danimarca. Forse anche perché, da sempre, ci si capisce meglio fra piccoli Stati. Rispetto a quelli grandi, i piccoli Stati hanno fondamentalmente una visione diversa degli avvenimenti mondiali. La visione dal basso e la visione dai lati e pertanto una sana distanza da tutto quanto è soltanto grande e da tutto quanto crede di trovare la sua realizzazione crescendo ulteriormente. Anche nei confronti dell'Europa, gli Svizzeri e i Danesi pensano in modo analogo. Certo la Danimarca è membro dell'Unione europea, ma per molti versi ne è fuori a metà. E la Svizzera è fuori, ma per molti versi dentro a metà.

Con il vostro Stato - Your Royal Highness - mi sento legato fin dalla mia più tenera infanzia. Ho imparato ad apprezzare il vostro Paese molto prima di poterlo visitare, perché nella nostra famiglia composta di tredici persone le fiabe tradizionali e letterarie sono state una fonte importante dell'istruzione familiare. Nostro padre ci ha insegnato: "La verità profonda la trovate nelle fiabe". Naturalmente da bambino non ho capito cosa volesse dire. L'ho però capito molto bene più tardi.

Hans Christian Andersen

Devo molto al massimo poeta danese, Hans Christian Andersen, del quale ben presto ricorre il duecentesimo della nascita. Non so se senza il vostro grande poeta avrei preso in modo giusto le mie numerose e gravi decisioni nell'economia, nella conduzione dell'impresa e nella politica.

Hans Christian Andersen è diventato famoso per le sue fiabe. Queste sono permeate da così profonde verità universali che non pochi si stupiscono che non si tratta di fiabe dell'antica tradizione popolare, ma bensì di fiabe letterarie. Chi non conosce la favola de "Il brutto anatroccolo"? O quella de "La principessa sul pisello"? O ancora "La sirenetta"? Andersen, con umiltà, ha chiamato la sua raccolta "Fiabe e storie". Ma sono davvero soltanto fiabe e storie per i bambini?

Da parte mia preferisco un racconto di Andersen a un'intera biblioteca piena di libri su come diventare un "manager". Anzi ne raccomanderei caldamente la lettura a tutti i quadri dirigenti, visto che questa fiaba mostra a noi dirigenti i pericoli, ci protegge da essi e ci dà il coraggio di decidere in modo autonomo. Sto parlando della storia intitolata "I vestiti nuovi dell'imperatore".

I vestiti nuovi dell'imperatore

Permettetemi dunque, in occasione della cerimonia d'apertura della MUBA, dove la politica e l'economia, dove la Svizzera e la Danimarca si tendono la mano, di ricordare brevemente questa favola - anche se forse è la prima volta che un consigliere federale inaugura la MUBA con una vera fiaba.

Un imperatore vanitoso amava più di ogni altra cosa sfoggiare la sua eleganza. Questo era per lui molto più importante che qualsiasi affare di Stato. Se ne resero conto due astuti affaristi e si vantarono di saper confezionare i vestiti più belli che mai si potesse immaginare. Non solo i vestiti erano straordinariamente belli, ma avevano lo strano potere di diventare invisibili agli uomini che non erano all'altezza della loro carica e a quelli molto stupidi. Non appena l'imperatore - da vanitoso e presuntuoso qual era - ne venne a conoscenza, volle naturalmente acquistare subito per sé un tale vestito. Incaricò gli strani sarti di confezionargli il più bel vestito.

Dapprima i truffatori si lasciarono pagare profumatamente, poi si misero al lavoro, come se stessero preparando il vestito, e infine lo consegnarono alla Corte di Stato. Né il ministro, né i funzionari e nemmeno lo stesso imperatore vollero ammettere, per paura di fare brutta figura, di non vedere affatto il nuovo vestito. Chi infatti vorrebbe volontariamente essere considerato stupido e incapace?

Infine l'imperatore organizzò un grande corteo per presentarsi nel suo nuovo e magnifico vestito. Tutti i banditori del regno - e anche tutti i quotidiani e tutte le stazioni radio e televisive, ammesso che all'epoca già esistessero - annunciarono all'intero popolo che l'imperatore indossava il suo magnifico vestito che aveva la particolarità di poter essere visto soltanto dalle persone intelligenti e capaci.

Gli stupidi e gli incapaci invece no. E così avvenne che l'intero popolo lodò a voce alta la bellezza del vestito - finché un innocente bambino gridò: "Ma non ha niente addosso! L'imperatore è nudo!".- "Ascoltate la voce dell'innocenza!" replicò il padre, e ognuno sussurava all'altro quel che il bambino aveva detto. Alla fine tutta la gente gridava: "Non ha proprio niente addosso!".

Purtroppo la storia non finisce qui. Hans Christian Andersen conosceva fin troppo bene l'animo umano e, con ogni evidenza, soprattutto quello di chi occupa una posizione dirigente. Conosceva il pericolo della vanità e della cieca superbia nei governanti. Ascoltiamo come termina il breve racconto:

"Non ha niente addosso!" gridava alla fine tutta la gente. E l'imperatore rabbrividì perché sapeva che avevano ragione, ma pensò: "Ormai devo restare fino alla fine". E così si raddrizzò ancora più fiero e i ciambellani lo seguirono reggendo lo strascico che non c'era.

Troppi imperatori nudi - troppo pochi bambini innocenti

Sì, signore e signori, dopo anni d'attività come industriale e politico constato che gli imperatori nudi non sono affatto così rari. Anche nel nostro Paese, dove già da lungo tempo non vi sono più imperatori. Quante volte ho vissuto situazioni analoghe in imprese, nello Stato, presso politici e presso governi. Quante volte la realtà si presenta evidente ai nostri occhi e ciononostante quasi tutti si rifiutano di riconoscerla. Specialmente quando la "political correctness", il "bon ton", "tutti coloro che contano e hanno un nome", il "mainstream" e il conformismo dei media lo impongono, celando così la realtà. Quello che è più triste è che tali imperatori - anche quelli che si sono autoproclamati - si mostrano ancora più fieri, perfino quando arriva qualcuno che spiega loro come stanno realmente i fatti: "The show must go on" - come nella fiaba di Andersen. Tali scene si sono spesso ripetute. Potrei citare numerosi esempi di decisioni errate prese in ambito economico e politico. Dovrei farne qualcuno? No - è meglio stenderci sopra un velo pietoso.

Spesso non ci sono soltanto troppi vanitosi e presuntuosi imperatori nudi, ma anche troppo pochi bambini innocenti che, fin dall'inizio, gridano "ma è nudo!". Spesso i quadri dirigenti hanno paura della realtà, anche se sanno che soltanto un'analisi oggettiva della realtà può portare a soluzioni efficaci. E spesso non v'è nemmeno nessuno che può obbligare i quadri dirigenti a una tale analisi. Certo, la realtà è spesso spiacevole. Chi però decide senza guardare in faccia alla realtà, è giocoforza votato all'insuccesso.

In maniera del tutto ovvia, le imprese sono valutate in base a quello che fanno. Nell'economia chi nega la realtà è punito dal mercato, dai clienti e dalla concorrenza. Ecco perché, nell'economia, gli imperatori nudi spariscono in fretta.

Gli imperatori nudi nella politica

Ma, signore e signori, nella politica, cosa succede agli imperatori nudi? Come stanno le cose con la democrazia, i cittadini, i media? Abbiamo abbastanza critici, abbiamo abbastanza bambini che hanno il coraggio di gridare: "Smettetela, l'imperatore è nudo".

E se uno dovesse davvero gridare, i responsabili non marcerebbero ancora più vanitosi, ancora più pieni di sé? Quanti continuerebbero a sorreggere lo strascico invisibile? Dove non ce ne sono? Sia quelli che non vogliono conoscere la realtà, sia gli opportunisti che sostengono gli errori di sviluppo! La fiaba dell'imperatore nudo di Hans Christian Andersen è attualissima e purtroppo rimane attuale.

Forse nel 2005 Andersen avrebbe scritto la sua fiaba in un altro modo. Il potere dei media moderni che possono influenzare e indurre in errore intere società rendono più difficile ma più necessaria la voce di chi vede la realtà. Chi grida nel deserto, chi ha il coraggio di opporsi alla "mainstream" e di chiamare la realtà con il suo nome, è spesso messo alla berlina.

Conosciamo tutti le varie formule per dissuaderlo: "È l'unico che ha un'opinione diversa" o "Tutti gli altri partiti la pensano diversamente" oppure "Così non si può dire" o "Questo non lo si può dire così direttamente" oppure ancora "E che ne è del rispetto della carica e della dignità?".

Punizione dell'ammonitore

Spesso l'opinione pubblica se la prende con chi grida la verità anche se sa esattamente che questi ha ragione. Quante volte uno è accusato di oscenità soltanto perché dice la pura verità! Oggi, il più delle volte, uno scandalo non consiste nel fatto che uno abbia commesso una stupidaggine, bensì lo scandalo consiste nel fatto che uno disapprova la stupidità e la chiama per nome. Intendo dire che anche nella nostra società circolano troppi imperatori nudi. Spesso li si riconosce dalle loro formule vuote di senso: parlano di "immagine" per mascherare la propria mancanza di contenuti. La richiesta di "sostenibilità" cela spesso la loro incapacità di formulare una proposta. Parla di "responsabilità globale" chi si sottrae alla responsabilità nel proprio ambito. Chi dice "Solidarietà" sottintende spesso che altri devono pagare per la propria mancanza di autoresponsabilità.

Dove sono gli animi innocenti che in tali momenti gridano: "Guardate qui, queste sono soltanto parole vuote, questo è soltanto fumo negli occhi"?

Le fiere campionarie eliminano gli imperatori nudi

Signore e signori, fa piacere che a una fiera campionaria come la MUBA gli imperatori nudi perdano già prima di incominciare. A una fiera come questa vengono soltanto gli espositori che hanno prodotti che meritano di essere presentati. Qui ogni espositore deve confrontarsi con la realtà. Con la massima naturalezza tutto viene esaminato e provato. Gli acquirenti e i consumatori non vogliono né castelli in aria né belle promesse. Vogliono prodotti reali, utili, pratici e belli. Tale è lo scopo di questo grande mercato aperto a tutti. La fiera campionaria rappresenta il luogo ideale per confrontarsi, per vedere e farsi vedere. Chi viene qui, mostra i suoi prodotti. Chi viene qui, sa che anche gli altri, che spesso sono concorrenti diretti, presentano al pubblico i loro prodotti. Insomma, chi viene alla MUBA, non teme né la concorrenza né l'acquirente critico. Qui lo sguardo critico è d'obbligo. Prima si esamina con attenzione, poi, eventualmente, si compra. In tal senso, oggi, la Fiera campionaria di Basilea rappresenta tutte le fiere industriali e commerciali.

Che bello se tutto questo si potesse applicare alla politica! Vi immaginate una grande fiera campionaria politica dove sarebbero messe a confronto le migliori ricette per far crescere l'economia, dove sarebbero messi a confronto i problemi, le soluzioni, le decisioni, ma soprattutto anche l'operato dei politici. Questo metterebbe sottosopra la politica e farebbe fuggire gli imperatori nudi.

La MUBA, un luogo d'incontro nell'era della tecnologia dell'informazione

L'importanza economica di una fiera è evidente. Le fiere servono però anche a mantenere le relazioni e ad allacciare nuove relazioni. Sotto questo aspetto, le fiere, sebbene si svolgessero già nel Medioevo, ancor oggi mantengono un significato del tutto particolare, visto che le moderne tecnologie dell'informazione non possono sostituire le relazioni umane.

In fondo, dietro qualsiasi comunicazione, anche se fatta con lo strumento più moderno, c'è sempre l'uomo. Nessuno schermo piatto, nessun Internet, nessuno scambio digitale potrà mai sostituire l'incontro personale, il toccare con mano e la comprensione reciproca.

Ringraziamenti

Considerando l'importanza di tali fiere, gentili signore, egregi signori, vi ringrazio per la vostra partecipazione e colgo l'occasione per porgere agli organizzatori della MUBA i ringraziamenti in nome del nostro Governo.

Rivolgo un ringraziamento particolare al Paese ospite, la Danimarca, per aver accettato l'invito. Sicuro che anche in avvenire le nostre relazioni continueranno ad essere più che amichevoli, esprimo i miei omaggi al vostro esimio poeta Hans Christian Andersen per le sue argute fiabe. Signore e signori, vi auguro di stringere buoni rapporti e soprattutto di concludere buoni affari!

L'imperatore nudo e il bambino - ovvero lode allo spirito critico