“Italia e Svizzera: una forte relazione”

Berna, 30.01.2014 - Berna, 30.01.14 - Allocuzione del presidente della Confederazione Didier Burkhalter in occasione del secondo forum per il dialogo tra la Svizzera e l’Italia - Fa stato la versione orale

Signor Ministro, [Fabrizio Saccomanni]
Illustri partecipanti,
Signore e Signori,
cari amici

Con vivo piacere apro oggi la seconda edizione del Forum per il dialogo tra la Svizzera e l’Italia.

Un anno fa, ebbi il piacere di aprire a Roma, con l’allora mio collega Ministro degli esteri [Giulio Terzi], la prima edizione del Forum, a Villa Madama. Un anno quasi esatto è trascorso da allora ed eccoci di nuovo riuniti a riflettere e soprattutto a fornire nuovi impulsi, ciascuno dalla propria prospettiva, alle relazioni tra la Svizzera e l’Italia.

Auguro un cordiale benvenuto a tutti, e in particolare a Lei Signor Ministro e agli amici italiani. A coloro che ancora non conoscevano la capitale federale, formulo un invito a scoprire il suo fascino e i suoi panorami, che a ragione l’hanno portata ad essere considerata patrimonio UNESCO dell’umanità.

Il Forum nasce dalla constatazione, radicata nei fatti, dell’importanza che i nostri due Paesi rivestono l’uno per l’altro. D’altro lato, dalla constatazione di quanto questo dato di fatto sia paradossalmente poco conosciuto. Da qui la necessità di riunire, oltre ai responsabili governativi, anche Parlamentari, attori economici e finanziari, rappresentanti dei media, della ricerca e della cultura, al fine di ridurre lo iato tra importanza delle relazioni e l’insufficiente percezione che di esse si ha.

E’ un percorso che darà frutti soltanto nel medio periodo. A giudicare dei partecipanti alla riunione odierna, è confortante comunque constatare che si tratta di un percorso condiviso, della cui utilità testimoniate attraverso la vostra presenza e impegno.

Quest’ultimo anno, sul piano governativo i contatti ufficiali si sono succeduti a ritmo intenso. Ho avuto modo di accogliere a Berna la mia collega Emma Bonino in settembre, e la maggior parte dei miei colleghi membri del Consiglio federale hanno approfondito negli ambiti di competenza dei loro Dipartimenti il dialogo con gli omologhi italiani.

Più tardi quest’anno incontrerò il Presidente del Consiglio dei Ministri e nel mese di maggio il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sarà in visita di Stato in Svizzera. Il Ministro dell’Economia e delle Finanze Fabrizio Saccomanni, che svolgerà dopo di me le sue considerazioni, ha incontrato oggi la Consigliera federale Widmer-Schlumpf per dei colloqui volti alla soluzione delle questioni ancora aperte in ambito fiscale tra i nostri due Paesi.

Una grande quantità di lavoro è dunque svolta sul piano governativo. Ma chi dice Svizzera e Italia dice ovviamente di più. Le relazioni sul piano umano costituiscono uno dei capitoli certamente più importanti della nostra storia comune.

La Svizzera è stata dapprima terra di emigrazione. Sospinti dalla povertà, emigrarono verso l’Italia soldati, che trovarono impiego negli eserciti dei regni che componevano la Penisola. Gli architetti ticinesi contribuirono allo splendore delle città italiane e di Roma in particolare. Nel diciannovesimo secolo furono poi artigiani ed industriali ad installarsi soprattutto nell’Italia del Nord. Nessuno più ricorda che i titolati club di calcio della Juventus e del Torino furono fondati da Svizzeri istallati nel capoluogo piemontese, e che la maglia granata di quest’ultimo è in origine quella del Servette di Ginevra. Con dei tali legami, si potrebbe immaginare che si arrivi quest'anno, in occasione dei campionati del mondo di calcio in Brasile, a una finale tra l'Italia e la Svizzera... Perché no?

Poi la Svizzera, nel secondo dopoguerra, divenne terra d’immigrazione. Qui nascono i milioni di storie individuali dell’immigrazione italiana, che esemplificano al meglio come la Svizzera sia diventata veramente terra d’integrazione. L’occasione mi è grata per esprimere all’indirizzo degli Italiani che vivono o che hanno vissuto in Svizzera la mia gratitudine e quella dei miei connazionali per il contributo dato alla prosperità della Svizzera.

Signore e signori,

ho menzionato lo iato fra la realtà e la percezione delle nostre relazioni. Vediamo innanzitutto, quindi, in che cosa consiste la realtà.

L'Italia e la Svizzera sono Paesi vicini. Non soltanto dal profilo geografico, ma ad esempio anche dal profilo culturale. La Svizzera è di gran lunga il Paese con il più alto numero di italofoni dopo l'Italia. La Svizzera è un Paese italofono. Questa bella lingua che condividiamo è il vettore indispensabile di relazioni umane che superano le frontiere e gettano le basi di una cultura comune. L'italiano è d'altronde parlato non soltanto dai 350'000 abitanti della Svizzera italiana ma anche dalla comunità italiana in Svizzera, la più grande comunità di stranieri del nostro Paese.

Il Consiglio federale è consapevole del valore del plurilinguismo che è alla base dell'identità del nostro Paese. Per questa ragione la Confederazione si è dotata di una legge sulle lingue che promuove il plurilinguismo nell'amministrazione pubblica, che assicura un sostegno ai Cantoni plurilingui e che prevede misure mirate di promozione del romancio e dell'italiano.

Fra l'Italia e la Svizzera, ovviamente, vi sono anche legami economici. La condivisione della lingua, infatti, stabilisce legami umani fra i nostri Paesi. Essa costituisce anche la base di numerosi scambi commerciali. L'Italia è il nostro secondo partner commerciale, alla stregua degli Stati Uniti (se si fa astrazione dall'Unione europea). Gli scambi nel 2012 hanno quasi raggiunto i 35 miliardi di franchi svizzeri, un ordine di grandezza che si è confermato anche l'anno scorso.

Nonostante la crisi, nel 2012 la presenza di imprese svizzere in Italia ha registrato, in termini di valore, un aumento del 2 per cento. L'ammontare degli investimenti diretti si situa così a quasi 26 miliardi di franchi.

Nel corso degli ultimi anni abbiamo assistito a un'espansione costante dei settori delle comunicazioni, dei trasporti e dell'energia. La Svizzera è il sesto investitore straniero in Italia. Inoltre, le imprese svizzere rappresentano ben 77'000 posti di lavoro in Italia.

Nel settore dei trasporti le nostre relazioni evidenziano una forte convergenza di interessi: un quarto delle esportazioni totali dell'Italia infatti passa attualmente attraverso il San Gottardo e il Sempione/Lötschberg. Nel dicembre 2016 entrerà in funzione la galleria ferroviaria di base del San Gottardo. Con i suoi 57 chilometri sarà la galleria più lunga del mondo. La galleria del Monte Ceneri, che completerà la nuova linea ferroviaria alpina, sarà invece inaugurata nel 2019.

Per il sistema dei trasporti europeo sarà un'opportunità da cogliere. Le imprese italiane di lavori pubblici partecipano in misura significativa alla realizzazione di queste opere. Due giorni fa, in occasione della visita a Berna del Ministro italiano delle Infrastrutture e dei Trasporti, avvenuta è stato firmato un accordo per lo sviluppo della rete ferroviaria fra la Svizzera e l'Italia. Con questo strumento, la Svizzera si impegna a stanziare 120 milioni di euro per il consolidamento della linea fra il confine e Luino-Gallarate-Novara. A ciascuno tocca ora fare la sua parte e dare concretezza a questo impegno.

Nel corso dell'ultimo decennio l'Italia ha sviluppato una rete per il trasporto viaggiatori ad alta velocità fra le più performanti d'Europa. Il prossimo appuntamento che ci vedrà riuniti è quello inerente al trasporto ferroviario delle merci attraverso le Alpi, nonché il miglioramento dell'offerta del trasporto viaggiatori fra i due Paesi.

Nel settore dell'energia, oltre alla forte presenza di imprese svizzere in Italia, le importanti esportazioni di elettricità dalla Svizzera e la creazione di nuovi canali d'approvvigionamento sono altrettanti ambiti di convergenza dei nostri interessi. La realizzazione del gasdotto Trans-Adriatic Pipeline (TAP), che beneficia del pieno sostegno dei governi italiano e svizzero, permetterà all'Europa di assicurare il proprio approvvigionamento in gas dal Caucaso e di fare dell'Italia una piattaforma del trasporto di gas nel Mediterraneo.

Ancora due parole per ricordare l'Esposizione universale che si terrà l'anno prossimo a Milano. La Svizzera l'ha sostenuta fin dall'inizio intravedendo in essa un'occasione per approfondire la cooperazione bilaterale. Siamo stati i primi a rispondere all'invito del Governo italiano, i primi a firmare l'accordo di partecipazione, i primi a presentare il progetto di padiglione. L'Expo sarà anche l'occasione per consolidare i legami transfrontalieri. Già quest'anno un percorso che prepara la partecipazione svizzera all'Expo si svolgerà a Milano, Torino e Roma. «Il Giro del gusto» riunirà in queste città un vasto pubblico attorno ai temi della sicurezza e dell'educazione alimentare e, ovviamente, attorno alla degustazione di prodotti tipici d'eccellenza.

Signore e signori,

Non c'è dubbio: l'Italia e la Svizzera sono Stati che condividono molto più di una frontiera. Sono uniti da una relazione profonda, stabile e permanente. I soli dati che ho appena ricordato costituiscono senza dubbio un'ottima ragione per dedicare alla relazione fra la Svizzera e l'Italia un'attenzione molto particolare. Da alcuni anni, il Consiglio federale ha fatto delle relazioni con i suoi vicini una priorità di politica estera. Infatti, il 45 per cento del commercio estero della Svizzera si svolge con la Germania, l'Italia, la Francia e l'Austria. L'Italia rappresenta circa il 9 per cento del commercio estero della Svizzera, di cui la metà con le regioni della Lombardia e del Piemonte. Per darvi un ordine di grandezza: gli scambi con le regioni limitrofe italiane sono superiori al commercio con la Cina…

E poi c'è il quadro più ampio, quello dell'Unione europea. La Svizzera non ne fa parte e non desidera aderirvi, mentre l'Italia ne è uno dei membri fondatori. La Svizzera è tuttavia legata all'Europa per ragioni economiche, geografiche e culturali.

In termini economici, il 55 per cento delle esportazioni svizzere prende la via dell'Unione europea mentre da essa proviene il 75 per cento delle nostre importazioni. Il 9 per cento delle esportazioni dell'UE è destinato alla Svizzera, mentre dalla Svizzera giunge l'8 per cento delle sue importazioni.

Se volessimo menzionare il successo più significativo del processo di integrazione europea, allora sarebbe quello della pace che essa ha portato al continente, riconciliando due volte i nemici di ieri, favorendo la stabilità nella parte occidentale del continente e promuovendo l'allargamento a Est. La Svizzera sostiene il processo di unificazione e si è impegnata con un proprio contributo al processo di allargamento dell'Unione europea.

Se le relazioni che intratteniamo con l'UE sono fonte di prosperità, se la Svizzera è un modello di successo, è in buona parte grazie alla libera circolazione dei lavoratori, elemento fondamentale della via bilaterale. La libera circolazione è una carta vincente per la Svizzera e la sua rimessa in discussione con la votazione popolare del 9 febbraio rappresenta un indebolimento dell'attuale sistema bilaterale liberale perché introduce una politica migratoria protezionistica basata sui contingenti. La Svizzera ha bisogno di teste pensanti e di manodopera qualificata. I lavoratori provenienti dall'UE danno il loro importante contributo: un terzo del personale sanitario è di origine straniera e nel settore della ricerca – uno dei motori economici del nostro Paese - il tasso è del 50 per cento. Questi immigrati non danno soltanto un contributo vitale alla nostra economia, ma sono anche parte integrante del progetto comune Svizzera. Essi partecipano infatti i al finanziamento delle assicurazioni sociali – nell'ultimo decennio l'immigrazione ha iniettato più di 25 miliardi di franchi nelle casse dell’AVS. E non bisogna dimenticare che la libera circolazione va nei due sensi: essa offre a quasi mezzo milione di Svizzeri la possibilità di lavorare nei Paesi dell’UE.

Lo ribadisco: le relazioni che la Svizzera intrattiene con l'Unione europea sono fonte di prosperità. Per garantire questa prosperità anche alle generazioni future, il Consiglio federale ha deciso di impegnarsi in un processo di rinnovamento della via bilaterale con l'Unione europea.

A tal fine, lo scorso mese ha adottato un mandato negoziale che concerne la trasposizione dinamica del diritto comunitario, la vigilanza sull'applicazione degli Accordi, l'interpretazione del diritto e la risoluzione delle controversie.

Signore e signori,

parliamo ora del dossier fiscale. L'economia svizzera è dinamica e competitiva grazie all'eccellente livello di formazione della nostra popolazione e alla capacità innovativa delle nostre imprese. L'economia svizzera è costituita da un tessuto denso di piccole, medie e grandi imprese nei settori farmaceutico e industriale – quest'ultimo rappresenta il 25 per cento del nostro PIL e si situa allo stesso livello di quello dell'Italia. Dal canto loro, anche i servizi finanziari sono importanti per l'economia e l'occupazione in Svizzera. Assieme, banche e assicurazioni rappresentano circa il 10,5 per cento del nostro PIL. La Svizzera desidera disporre di una piazza finanziaria competitiva, integra, stabile e rivolta al futuro.

Dopo una pausa dovuta alle elezioni parlamentari in Italia, le delegazioni dei nostri due Paesi hanno ripreso il dialogo in materia fiscale. Esse devono tenere conto della situazione in continua evoluzione nella regolamentazione dei mercati finanziari internazionali. I temi dei negoziati sono noti: fra i principali ricordiamo la regolarizzazione delle pendenze del passato, la collaborazione futura in materia fiscale, la revisione della convenzione contro la doppia imposizione, l'accesso al mercato nonché le liste nere e il regime fiscale dei lavoratori frontalieri.

In qualsiasi negoziato importante di qualsiasi settore vi sono pietre d'inciampo. Ma ciò che determina il successo o il fallimento non è la dimensione degli ostacoli ma la volontà politica di superarli insieme. Oggi non entro nel dettaglio del negoziato, ma intendo riaffermare la volontà del Consiglio federale di giungere a una soluzione delle questioni fiscali pendenti con l'Italia. Poiché volere è potere.

Nel corso degli ultimi tre anni la Svizzera ha concluso accordi fiscali di vasta portata e di diverso genere con il Regno Unito, l'Austria e gli Stati Uniti. Il Consiglio federale ha affermato a più riprese di volere una piazza finanziaria competitiva e libera da patrimoni non dichiarati. Per il Consiglio federale, una norma relativa allo scambio automatico di informazioni e riconosciuta a livello internazionale dovrebbe essere adottata entro un termine prevedibile, permettendo così agli Stati di concludere gli accordi necessari alla sua attuazione.


Affinché possa essere accettata dalla Svizzera, una norma sullo scambio automatico di informazioni dovrà fra l'altro essere applicata ai membri dell'OCSE e del G20, nonché alle principali piazze finanziarie. Essa deve essere globale e reciproca, nonché garantire la protezione dei dati e il rispetto del principio di specialità.
Infine, essa deve consentire l'identificazione degli aventi diritto economici. Nel corso di questi ultimi mesi, la Svizzera ha anche firmato la Convenzione dell'OCSE e del Consiglio d'Europa sulla mutua assistenza amministrativa in materia fiscale partecipando attivamente, nel quadro dell'OCSE, all'elaborazione di regole chiare in materia di scambio di informazioni.

I negoziati con l'Unione europea sulla revisione dell'Accordo sulla fiscalità del risparmio sono stati avviati il 17 gennaio scorso. Dal 2009 a questa parte, la Svizzera ha concluso più di 40 convenzioni contro la doppia imposizione, adeguati alla norma OCSE sullo scambio di informazioni fiscali su richiesta. Spero vivamente che l'Italia sia uno dei prossimi Paesi con il quale poter rivedere questo tipo di convenzione.

Sono convinto che essa apporti molto di più, da una parte e dall'altra della frontiera, delle liste nere che fanno sorgere ostacoli molto reali per l'industria d'esportazione italiana e svizzera e che quindi frenano la crescita. Se saremo consapevoli del valore che i nostri due Paesi rappresentano l'uno per l'altro troveremo, ne sono convinto, la motivazione necessaria per compiere assieme i passi politici in vista di un compromesso sull'insieme delle questioni pendenti, dal quale ciascuno potrà trarre beneficio. 

Signore e signori,

È fondamentale essere consapevoli dell'importanza e della qualità delle relazioni che legano i nostri due Paesi. La Svizzera e l'Italia sono importanti l'una per l'altra. Questa relazione conta molto. Deve beneficiare di un'attenzione particolare non soltanto a livello governativo ed economico ma anche sul piano della comunicazione e della cultura. Poiché la Svizzera e l'Italia hanno un passato comune ricco e diverso. Il futuro di questa coppia sarà prospero e fecondo se dimostriamo buona volontà.

In tal senso, esprimo tutta la mia soddisfazione per lo svolgimento di questo Forum. Nelle nostre società democratiche, l'azione dei governi costituisce soltanto uno degli elementi che costituiscono la relazione fra i Paesi. Da qui l'importanza di moltiplicare le occasioni di incontro a livello di società civile. Il lavoro per colmare lo iato fra le realtà economiche, storiche, culturali e umane da una parte e la loro percezione, dall'altra, è un lavoro di lungo respiro. Soltanto la conoscenza reciproca è in grado di affinare la percezione che abbiamo l'uno dell'altro.

In questo senso il lancio oggi, in occasione di questo Forum, della nuova piattaforma audiovisiva della SSR (esse esse erre) tv svizzera.it (tivù svizzera punto it) è un avvenimento particolarmente significativo. A partire da oggi, la Radiotelevisione svizzera proporrà produzioni originali e riprese da programmi dei due canali televisivi in italiano, destinate al pubblico italofono all’estero, attraverso internet.

E’ un’offerta che si indirizza dunque anche e in primo luogo al pubblico italiano, che ancora ricorda i tempi un po’pionieristici in cui la “tivù svizzera” arrivava fino al sud della Penisola. Auguro dunque buona fortuna a questo nuovo canale televisivo che sarà lanciato ufficialmente tra qualche minuto. Saluto in modo particolare i telespettatori che già seguono in diretta questa cerimonia d’apertura del Forum.

Tengo infine a ringraziare calorosamente tutti coloro che hanno reso possibile questo Forum. E grazie a tutti voi per l’interesse e l’impegno che dimostrate per lo sviluppo delle relazioni tra la Svizzera e l’Italia. Vi do fin da ora appuntamento l’anno prossimo a Milano, città di Expo 2015 (duemila quindici), per la terza edizione del Forum.

Buon lavoro a tutti!


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