Attuazione delle misure collaterali alla libera circolazione delle persone Svizzera – UE nel 2015

Berna, 12.05.2016 - Le attività di controllo sono state ulteriormente intensificate nel 2015 e gli obiettivi nazionali dei controlli sono stati ampiamente superati. Le commissioni tripartite e paritetiche hanno verificato le condizioni salariali e lavorative di più di 45 000 imprese e 175 000 persone. La maggior parte delle imprese controllate rispetta le condizioni salariali e lavorative vigenti in Svizzera.

Nel 2015 le commissioni tripartite (CT) hanno controllato presso 10 561 datori di lavoro svizzeri l’osservanza delle usuali condizioni salariali e lavorative nei settori senza contratto collettivo di lavoro (CCL) di obbligatorietà generale. Rispetto al 2014, i controlli effettuati dalle CT presso i datori di lavoro svizzeri sono aumentati del 18%; il 5% delle aziende svizzere non sottoposte a un CCL di obbligatorietà generale è stato oggetto dei controlli. Nei rami e nelle regioni in cui gli organi d’esecuzione hanno identificato un rischio maggiore i controlli sono più frequenti. Le infrazioni ai CCL di obbligatorietà generale e i dati sul dumping salariale esposti nel rapporto non riflettono quindi la situazione globale sul mercato del lavoro, ma soltanto i risultati riguardanti i rami e le aziende selezionati per l’anno in rassegna. Le CT hanno segnalato casi di dumping salariale per 979 datori di lavoro svizzeri. Con essi le CT hanno avviato delle procedure di conciliazione al fine di ottenere, tra l’altro, il pagamento posticipato dei salari. Il 51% di queste procedure ha avuto esito positivo.

Le commissioni paritetiche (CP) hanno controllato l’osservanza delle condizioni salariali e lavorative dei settori assoggettati ai CCL di obbligatorietà generale presso 10 614 datori di lavoro svizzeri. Rispetto all’anno precedente i controlli sono aumentati del 20%. Le CP hanno rilevato una presunta infrazione alle disposizioni vincolanti sui salari in 3 083 imprese svizzere controllate.
 
 
Osservanza delle condizioni salariali e lavorative vigenti da parte dei fornitori di servizi provenienti dall’UE/AELS
Nell’ambito delle misure collaterali, una particolare attenzione va riservata ai prestatori di servizi (lavoratori distaccati e lavoratori indipendenti) provenienti dagli stati UE/AELS. Viste le differenze di retribuzione tra la Svizzera e il loro Paese d’origine, questi lavoratori sono più esposti al rischio di dumping salariale. Nel 2015 le CT hanno controllato le condizioni salariali e lavorative di 12 283 persone presso 5 377 aziende che distaccano lavoratori nei settori senza CCL di obbligatorietà generale. Nell’anno in rassegna, le CT hanno segnalato per 681 aziende e 1 697 persone infrazioni alle condizioni salariali e lavorative usuali. Il 73% delle 469 procedure di conciliazione avviate con queste aziende si è concluso positivamente. Ciò mostra che la maggioranza dei prestatori di servizi si comporta correttamente. Le CT hanno inoltre verificato lo statuto di 3 673 lavoratori indipendenti, riscontrando 168 casi di pseudo-indipendenza.

Da parte loro le CP hanno controllato le condizioni salariali e lavorative di 21 302 lavoratori distaccati in 8 290 aziende che distaccano lavoratori. Nel 2015 le CP hanno inflitto 1 662 pene convenzionali a seguito di violazioni delle disposizioni sui salari dei CCL di obbligatorietà generale. Le CP hanno inoltre controllato lo statuto professionale di 3 718 prestatori di servizi indipendenti della zona UE-AELS, riscontrando 250 casi di pseudo-indipendenza.

Le misure collaterali: un sistema di protezione valido
Dal rapporto emerge che gran parte delle imprese controllate si attiene alle condizioni salariali e lavorative vigenti in Svizzera. Gli organi d’esecuzione dispongono oggi degli strumenti necessari per intervenire contro le infrazioni o il dumping rilevati. L’attuazione delle misure collaterali mirata ed efficace è un compito condiviso per il quale le parti sociali e le autorità dello Stato lavorano a stretto contatto. Il 4 marzo 2016 il Consiglio federale ha approvato un piano d’azione inteso a promuovere e approfondire questa collaborazione tripartita e lottare contro gli abusi sul mercato del lavoro.


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